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27.06.04

Liberaizone su apertura udienza preliminare Diaz

liberazione

Iniziata l'udienza preliminare per le violenze di polizia nella scuola del
Gsf. Ventinove gli indagati per falso, calunnia, lesioni gravi e abuso
d'ufficio
Diaz, verso un lungo "giusto" processo
Genovanostro inviato«Vi uccideremo, tanto nessuno sa che siete qui». Quando
ha sentito queste parole, Stefania Galante, padovana, aveva 29 anni. Era
stesa a terra, ammassata con altri 92, nella palestra della scuola Diaz.
Solo quando si sono riaccese le luci ha potuto guardare negli occhi l'uomo
in divisa che comandava altri suoi simili resi irriconoscibili da elmetti e
bandane.

A quasi tre anni dalla notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, Stefania è
sicura di aver riconosciuto quegli occhi nel volto di uno dei capi squadra
indagati per la violentissima operazione di polizia che vide decine e
decine di agenti e funzionari irrompere nel quartier generale del Genova
Social Forum. Nessuno finora le aveva mostrato foto di indagati.

Ieri mattina nell'aula bunker del tribunale, pestati e picchiatori si sono
ritrovati insieme per l'avvio dell'udienza preliminare sui misfatti di
quella nottata "cilena". Nel registro degli indagati ci sono 29 nomi ma 13
non si sono presentati. Quasi tutti gli assenti (forse per non essere
riconosciuti) sono "Canterini boys", uomini della celere agli ordini del
funzionario mai rimosso dal servizio come tutti gli altri indagati per le
torture di Bolzaneto, per la mattanza per le strade del G8, per la «normale
perquisizione», come l'allora portavoce del capo della polizia De Gennaro
definì il blitz alla Diaz.

All'appello non hanno risposto, tra gli altri, Pietro Troiani, che avrebbe
avuto un ruolo determinante nella vicenda delle due molotov trasportate
dalla questura per fabbricare una prova falsa, e Massimo Nucera, che si
sarebbe sbrindellato la giubba per simulare un accoltellamento. E tutto per
giustificare un'azione sanguinosa che suonava come una resa dei conti
contro i 300mila che comunque scesero in piazza nonostante l'omicidio di
Carlo Giuliani in seguito a una serie di cariche a freddo dei carabinieri
contro un corteo regolarmente autorizzato.

Tra coloro che invece erano presenti in tribunale ci sono Francesco
Gratteri, ex capo dello Sco, il suo vice di allora Gilberto Caldarozzi,
Giovanni Luperi, all'epoca vice capo dell'Ucigos, Spartaco Mortola ex capo
della Digos genovese, Nando Dominici, della squadra mobile e ora a Brescia,
il vice questore Filippo Ferri ex capo della mobile Spezzina e figlio di un
ex ministro ora forzista. Sono indagati a vario titolo per falso, calunnia,
lesioni gravi e abuso d'ufficio in concorso per giustificare gli arresti
mai convalidati di 93 persone, 62 delle quali gravemente ferite.

Interminabile l'elenco delle parti civili. Oltre agli arrestati ci sono
quattro pestati fuori dalla Diaz più i sanitari, i legali e le radio vicine
al Gsf vittime dell'irruzione dell'edificio di fronte dove personale in
divisa trafugò e devastò i computer degli avvocati finché non li bloccò
l'intervento di un europarlamentare Prc. Poi si disse che fu uno sbaglio ma
come credere alle versioni ufficiali? Massimo Alberti, di Radio Onda d'urto
di Brescia e già picchiato due giorni prima, ricorda i manganelli e i volti
travisati di chi interruppe le trasmissioni di Radio Gap. Quella notte
provò a mettergli il microfono sotto il naso: «Dite pure perché siete qui».

L'udienza, che si svolge a porte chiuse e si articolerà fino a ottobre,
verrà chiusa dalla gup Daniela Paraggi per consentire alle difese di
analizzare le richieste di costituzione di parte civile. Prima di allora
era stata stralciata la posizione del vice questore Di Bernardini, quello
che per primo vide delle false molotov in mano a Troiani. Ora è in coma in
ospedale per un grave incidente stradale. L'interprete tedesco di un legale
è stato espulso dall'aula perché avrebbe scattato fotografie con il suo
cellulare. Intanto sembra che si allontani l'ipotesi che gli agenti
ricorrano alla Cirami per "fuggire" da Genova.

Va registrata la revoca dell'avvocato Ignazio La Russa, volto noto di An,
da parte di quattro poliziotti indagati. Al suo posto il milanese Porciani
che difende altri 35 celerini dell'ex settimo nucleo. La Russa non esclude
un suo rientro in fase dibattimentale, quando potrà avere l'onore dei
riflettori.

«Il processo si preannuncia difficile - commenta all'uscita Lorenzo
Guadagnucci, giornalista fiorentino pestato alla Diaz e animatore con
Enrica Bartesaghi del Comitato delle vittime - abbiamo controparti forti,
avvocati agguerriti, ci saranno molte schermaglie procedurali e non
dobbiamo dimenticare che c'è un grosso schieramento politico (An
soprattutto) che li sostiene». Non ha potuto evitare, come i suoi compagni,
di incrociare gli sguardi degli indagati: «Ho ritrovato qui, promossi
anziché sospesi, gli stessi personaggi in cravatta che vidi calmi uscendo
in barella dalla Diaz. Si capiva che erano personaggi importanti».

Checchino Antonini
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E a Genova si riparla di verità e giustizia
Manifestazione dei movimenti in concomitanza con i lavori del tribunale
Genovanostro inviatoLa prima udienza è una lunga serie di schermaglie
procedurali che va avanti per sette ore. All'uscita dal tribunale i pestati
della Diaz srotolano uno striscione che chiede in inglese di fermare il
terrore poliziesco contro i movimenti sociali citando Genova, Goteborg,
Guadaljara, Evian. Che non fossero terrorizzati dalla spaventosa
repressione subita era chiaro già dalle prime ore dopo la notte della Diaz
quando è iniziata l'ostinata battaglia per verità e giustizia che tre anni
dopo li vede ancora sui gradini del palazzo di Giustizia a leggere un
comunicato di solidarietà con tutti i manifestanti denunciati con accuse
paradossali.

Sono ragazzi italiani, spagnoli, tedeschi, inglesi che prima di lasciare
Genova torneranno a rivedere la scuola teatro della mattanza.

"Genova libera" è anche lo slogan che si leggeva su molte magliette quando,
al mattino, un piccolo corteo ha marciato dal tribunale a piazza dei
Ferrari con le gigantografie dei referti medici e le foto scattate in
quella "notte cilena". L'elenco degli indagati in divisa è appeso al collo
di un Pinocchio di legno ad altezza d'uomo che apre il corteo.

L'"arrestato numero 18", così dice il referto, è Arnaldo Cestaro, 65 anni,
commerciante di rottami nel vicentino. Dormire alla Diaz gli è già costato
due serie operazioni al braccio. Più tardi, nell'aula bunker, mostrerà al
capo dell'anticrimine Gratteri una sua foto sulla sedia a rotelle
ringranziandolo per il trattamento.

Con la foto di una pozza di sangue sul pavimento della Diaz sfila Haidi
Giuliani, la mamma di Carlo. Con la consueta pacatezza spiega di avere
ancora negli occhi un altro sangue, quello lasciato sull'asfalto di piazza
Alimonda da suo figlio. L'archiviazione non ha fatto cessare la richiesta
di nuove indagini su quell'omicidio.

Fra non molto (dal 17 al 21 luglio) Genova ricorderà il suo luglio con
mostre, dibattiti, convegni alla Buridda occupata. Sarà presentato anche un
portale che metterà in rete tutti i casi di quelli che Haidi chiama «morti
senza verità, in piazza o su un treno» ed Elettra Deiana, deputata Prc,
lancerà la proposta di legge per trasformare il lager di Bolzaneto in museo
della memoria dei movimenti giovanili. Infine, un concerto servirà a
raccogliere fondi per costruire, in memoria di Carlo, due pozzi in Africa.

Sui gradini del palazzo Ducale, a sentire gli ottoni a scoppio, sono venuti
genovesi dell'associazione Città Aperta, dell'Arci, della Rete contro il
G8, gente di alcuni social forum anche da Varese, la consigliera comunale
Patrizia Poselli del Prc e Francesco Martone, senatore Verde che con
Graziella Mascia di Rifondazione e altri nove ha appena promosso un
Osservatorio parlamentare sui processi genovesi per continuare a
rivendicare la commissione di inchiesta che il governo blocca da tre anni.
Nessuno ignora che l'avvio del processo è solo l'ennesimo inizio di un
lungo percorso.

Che. Ant.

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