10.12.03
Lavoro - Republbica: la difesa del generale "Non ero a Bolzaneto"
dal Lavoro -Repubblica
La difesa del generale: "Non ero a Bolzaneto"
La difesa slitta, ieri nuovo ricorso per trasferire il processo per la Diaz.
Massimo Calandri
Il generale Oronzo Doria non ha una bella cera e come potrebbe essere altrimenti?
Nei giorni scorsi 2 anni e mezzo dopo il G8, ha ricevuto un avviso di garanzia per i soprusi nella caserma di Bolzaneto.
"Una cosa che mi e' arrivata all'improvviso, tra capo e collo. A distanza di 2 anni adi fatti. Volete sapere come mi sento? Diciamo che sono molto sorpreso."
L'alto ufficiale del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria doveva essere interrogato dai pm della Procura genovese: l'appuntamento di ieri e' slittato di una settimana.
"Si, abbiamo rinviato di qualche giorno". Conferma. Durante il vertice internazionale, l'allora colonnello Doria era responsabile del coordinamento della polizia penitenziaria per tutto il capoluogo ligure.
"Ecco, bravo. Non ero il responsabile di Bolzaneto. A Bolzaneto ci sono stato per poco tempo." E cosa sa delle violenze denunciate da centinaia di fermati?.
"No comment. Ne parlerete la settimana prossima con il mio avvocato." Dicono che tutto funzionava come un orologio. "Chi lo dice?". Alfonso Sabella, numero 1 del Dap e piu' in alto ancora il ministro della Giustizia Roberto Castelli. "Non parlo. Del resto voi giornalisti sembrate meglio informati. Quanti sono i nuovi indagati?" Gli indagati per questa tranche dell'inchiesta sarebbero 2, anzi 4. Due sono quelli che dovevano essere interrogati in queste ore il generale Doria e un ispettore genovese normalmente in servizio al carcere di Marassi. Anche per lui appuntamento rinviato di qualche giorno.
Nel conto finirebbero poi 2 capitani del Servizio cenrtale traduzioni, il settore su cui si e' accentrata negli ultimi tempi l'ìatenzione dei pm.
Dopo l'interrogatorio della passata settimana di un altro generale, ascoltato in qualita' di testimone, sembrano scontate le prossime audizioni di Alfonso Sabella che nel frattempo e' tornato a fare il magistrato in Toscana e del ministro Castelli.
Blitz alla Diaz.
Ieri e' stato depositato in Cassazione il secondo ricorso contro la decisione dela Procura di Genova che aveva risposto picche alla richiesta di trasmissione degli atti dell'inchiesta sul blitz dela Diaz dal capoluogo ligure a Torino.
Gli avvocati Marco Corini, Enrico Marzaduri, Carlo Di Bugno e Paola Severino, a nome dei loro clienti - Giovanni Luperi e Gilberto Calderozzi, ai vertici dell'Antiterrorismo; Filippo Ferri, capo della squadra mobile di La Spezia; Daniele Di Novi e Renzo Cerchi, sottufficiali spezzini - si associano in sostanza a quanto gia' fatto da Luigi Li Gotti, legale di Francesco Gratteri.
"Quando in un interrogatorio del luglio 2002 fu tirato in ballo il pm Francesco Pinto, gli inquirenti dovevano fermare tutto ed iscrivere la notitia criminis, salvo poi archiviare per la manifesta infondatezza: ma questo era un passo sucessivo che spettava ad altra Procura."
Ergo, spostiamo tutto a Torino.
Un'argomentazione che per la verita' cotnrasta con al giurisprudenza e le sentenze di cassazione secondo le quali il giudice non puo' sindacare delle scelte di un pm salvo siano state fatte con il dolo (e in questo caso scatta la denuncia o la sanzione, ma non la trasmissione degli atti).
Corini la pensa diversamente: "Sono molto fiducioso nella decisione del procuratore fgenerale. Giuridicamente siamo straconvinti di avere ragione.
L'argomento dovrebbe essere il tema di una puntata del Porta a Porta di Bruno Vespa in onda la prossima settimana.