24.10.07
lavoro repubblica Processo G8, la folgore dell´accusa
repubblica genova
Pene pesantissime invocate alla fine della requisitoria nel procedimento
arrivato alla fase conclusiva sui fatti del luglio 2001
Processo G8, la folgore dell´accusa
I Pm chiedono più di duecento anni di carcere per i devastatori
Duecentoventi-cinque anni di reclusione: è la pena complessiva chiesta
ieri dalla pubblica accusa, i pm Anna Canepa e Andrea Canciani, per i 25
manifestanti accusati di devastazione e saccheggio nel processo per le
violenze di strada avvenute durante il G8 di Genova.
Le pene oscillano per ciascuno degli imputati da sei a quindici anni di
reclusione.
E tra gli imputati ve ne sono quattro genovesi. Molte le polemiche, con
Laura Tartarini, avvocato dei no global, che sottolinea: «Chi ha ridotto
in fin di vita degli innocenti, non si farà un giorno di prigione, mentre
chi ha rubato un pacco di lasagne rischia di passarci degli anni».
Per le violenze da parte delle forze dell´ordine nella caserma di
Bolzaneto e alla scuola Diaz, infatti, è scontata la prescrizione.
Pagina III - Genova
Fanno discutere le pesanti richieste di pena da parte dei pm Canepa e
Canciani. Tra gli imputati anche quattro genovesi
"G8, giustizia a due velocità "
L´avvocato dei no global: chi ha massacrato dei ragazzi resterà impunito
MASSIMO CALANDRI
CI sono quattro genovesi tra le venticinque Tute Nere accusate di aver
devastato e saccheggiato la città di Genova durante il G8. Antonio Fiandra
è un signore che sta per compiere sessantuno anni, ha qualche precedente
per furto. Lo avevano fotografato mentre lanciava alcune pietre contro i
carabinieri in via Invrea. Per lui i pm Anna Canepa e Andrea Canciani
hanno chiesto sei anni di reclusione. Paolo Putzolu, 34 anni, lavora per
la Compagnia Unica del Porto di Genova. Ne portava la felpa nera, durante
i disordini: «Viene fotografato all´incrocio tra via Invrea e via
Casaregis mentre fa roteare un guinzaglio con moschettone all´indirizzo
delle forze dell´ordine che si proteggono con scudi, e raccoglie da terra
un estintore lanciato poi contro le forze dell´ordine che va a colpire lo
scudo di uno dei militari che il Putzolu affronta da solo», scriveva
l´accusa. Per lui hanno chiesto sei anni e sei mesi di prigione. Poi c´è
Paolo Dammicco, 37 anni, incensurato. C´era anche lui, quando venne
saccheggiato il Dì per Dì di piazza Giusti: «Sono entrato nel supermercato
e ho riempito un sacchetto giallo con due-tre bottiglie di vino bianco,
due confezioni di lasagne surgelate e un trancio di prosciutto cotto»,
aveva ammesso. Rischia sette anni e mezzo dietro le sbarre. Nove anni di
reclusione sono stati chiesti per Massimiliano Monai, mentre la posizione
di Eurialo Predonzani, anche lui genovese e coinvolto nell´assalto al
Defender di piazza Alimonda, è stata stralciata.
Terminata la requisitoria, venerdì tocca alle parti civili. Poi sarà il
turno dei difensori, quindi le eventuali controrepliche della procura. La
prima sentenza è attesa per Natale. Ma il tempo in questo procedimento
gioca un ruolo relativo: non esiste prescrizione per l´articolo 419 del
codice penale, quello che punisce la «devastazione» e il «saccheggio» con
un pena compresa fra gli otto e i quindici anni di reclusione. PotrÃ
invece essere applicato l´indulto. Ma se le richieste dei pm dovessero
essere accolte, non ci sarà comunque spazio per un eventuale affidamento
ai servizi sociali: gli imputati finiranno dritti in galera. Non come i 45
sotto accusa per i soprusi e le violenze della caserma di Bolzaneto: la
prescrizione è scontata, a prescindere dalla condanna. Indulto e
prescrizioni anche per le eventuali pene comminate ai 29 agenti e
super-poliziotti sotto accusa per il sanguinario assalto alla scuola Diaz.
«Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: a Genova
ci fu devastazione e saccheggio. Così come fu un massacro quello della
Diaz», ha detto ieri il pm Andrea Canciani, augurandosi «una pena non
esemplare ma severa, così come chiediamo che la stessa severita' venga
applicata negli altri processi del G8. Perché quello che e¨ successo a
Genova non accada mai più». La replica di uno degli avvocati difensori,
Laura Tartarini, è secca: «Purtroppo il legislatore non ha previsto una
pena per chi è responsabile di un massacro. Così, chi ha ridotto in fin di
vita dei ragazzi innocenti non si farà un giorno di prigione, mentre chi
ha rubato un pacco di lasagne rischia di passarci degli anni. Questa e¨ una
giustizia a due velocità ».
Stamani e¨ atteso a Genova il leader delle Tute Bianche, Luca Casarini, per
un incontro con la stampa che si annuncia piuttosto polemico.