27.06.04
Lavoro - Repubblica: IL RITORNO NELLA SCUOLA DEL TERRORE
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IL RITORNO NELLA SCUOLA DEL TERRORE
IL RITORNO alla Diaz a quasi tre anni' esatti della notte detta vergogna ha poco o niente di retorico. Sono una quarantina i ragazzi tedeschi, spagnoli, inglesi e italiani, che ieri pomeriggio conclusa I'udienza preliminale, sono saliti in via Batti
ti per ricordare mie ore pila brutte, ma anche più importanti della mia vita' come le definisce un manifestante spagnola. La scuota è chiusa e ai "reduci" è concesso solo di stazionare fuori dai cancelli dove appendono lo stnscione ("Stop police terror") che li ha seguiti in questi tre giorni di permanenza genovese. In questi tre anni, hanno visto migliaia di fotografie, decine di video e almeno una mezza dozzina di fìlm in cui compare il complesso della Diaz, ma quando alle 17.30 ci si trovano proprio davanti, l'emozione colpisce tutti. C'è chi esorcizza l'angoscia alzando il pugno chiuso, chi con un applauso chi isolandosi per una manciata di minuti con gli occhi fissi nel vuoto.
"Oggi non siamo piu' noi gli accusati - hanno detto alcuni dl loro - ma siamo diventati vittime e accusatori dei poliziotti responsabili delle violenze. Eppure i nostri nomi figurano ancora negli archivi delle polizie europee. Ad uno di noi e' stato negato il visto per entrare in russia e cosi' la nostra liberta' continua ad essere limitata."
"Non potremo mai dimenticare quello che ci e' accaduto l'ultima volta che siamo stati qua, il 21 luglio del 2001. Quella notte siamo stati brutalmente picchiati della polizia ed alcun idi noi sono stati quasi uccisi. Ma non possiamo neppure dimenticare perche' quei giorni eravamo qui a Genova per combattere per un mondo migliore, senza rapporti di dominio e sfruttamento."
Dopo aver letto un comunicato molti degli ex della Diaz hanno scattato foto e girato video davanti alla scuola, segno che anche un incubo puo' finire nell'abum dei ricordi.
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NEL giorno della prima, interlocutoria udienza per il famigerato assalto poliziesco alla scuola Diaz durante il G8, la vera notizia arriva nel tardo pomeriggio, complice un casuale incontro sotto i portici di via XX Settembre tra il pm Enrico Zucca-il magistrato che sostiene l'accusa nei confronti di agenti e super-poliziotti - e il questore genovese Oscar Fioriolli. Un'ora di intenso, straordinario scambio di idee sul blitz del luglio 2001 che ci ha visto golosamente spettatori, ma del quale preferiamo per rispetto a una promessa non riportare nulla, se non quella conclusione che - prima di una stretta di mano - per la prima volta ha trovato i due perfettamente d'accordo: "Sarebbe stato meglio che non fosse mai accaduto".
Invece è accaduto, è meglio ricordarlo anche per quelli che forse si sono persi qualcosa negli ultimi tre anni, e che ieri mattina avranno spalancato gli occhi per lo stupore nel riconoscere tra le persone sedute sul banco degli imputati alcuni dei più prestigiosi e potenti investigatori d'Italia: Francesco Gratteri, capo dell'Antiterrorismo. Giovanni Luperi, responsabile del pool di esperti europei che si occupa di eversione islamico e Gilberto Calderozzicollega e collaboratore inseparabiledi Gratter.
Mancavano invece. Vincenzo Canterini, l'ex capo della "Celere" di Roma oggi ai vertici della Criminalpol, insieme al suo braccio destro Michelangelo Fournier e ad altri due imputati eccellenti: il vice-questore Pietro Troiani; quello che avrebbe ordinato dl portare le molotov nella scuola in modo da "incastrare" i no-global"; l'agente scelto Massimo Nucera, che raccontò di essere stato accoltellato da un fantomatico Black Bloc. Sono accusati a diverso titolo di falso, calunnia, concorso In lesioni: volevano prendersela con le Tute Nere, hanno finito prima col massacrare 93 innocenti e poi coll'imbrogliare le carte, accusando ingiustamente le loro per "giustificare" la violenza.
Ieri vittime e carnefici sl sono ritrovati nel grande salone dell'aula bunker davanti al gip Daniela Faraggi: gli accusati davanti, a ridosso di giudici ed avvocati; gli altri, quasi tutti ragazzi di origine straniera e vestiti in maniera un po' troppo casual (almeno per l'avvocato ed onorevole Alfredo Biondi, che polemicamente ha presentato un'istanza chiedendo di potersi presentare la prossima volta anche lui in braghette), nei posti dietro. Tra di loro si sono seduti due presunti 'massacratori dei Reparto Mobile. Momenti dl drammatica intensità, con i picchiati che dopo tre anni riconoscevano i volti di quelli che avevano infierito su dl loro. Stefania, una delle giovani finite in manette, ha provato a fissare negli occhi un uomo che vergognosamente ha abbassato lo sguardo: "Quella notte mi aveva detto:'Potete pure morire, qua dentro. Tanto, non lo saprà mai nessuno'". Arnaldo, 65 anni, il più anziano di quelli picchiati, ha stretto ironicamente la mano a Gratteri: "La ringazio per come mi ha ridotto", gli ha sussurrato, mostrandogli una foto - sulla sedia a rotelle, ingessato e coperto dl bende - scattata tre anni fa all'uscita dell'ospedale. Mancava un altro avvocato parlamentare, Ignazio la Russa, revocato da alcuni suoi clienti. Nel Grande salone c'era anche chi sl è sostituito parte civile: come Enrica Bartesaghi, del Comitato Verità e Giustizia, mamma dl Sara, ma del 93, che chiede il riconoscimento di un danno subito proprio in qualità di mamma. Questioni che verranno prese in considerazione nei prossimi dei giorni dal gip, chiamato ad ammettere o meno anche altre costituzioni di parte civile. La Faraggi nel frattempo ha stralciato la posizione di uno dei 29 imputati, il vicequestore Massimiliano Di Bernardini, oggi in coma farmaceutico dopo essere rimasto coinvolto in un bruttissimo incidente stradale nei giorni scorsi.- per lui l'appuntamento slitta al 20 luglio, nella speranza che per allora le sue condizioni siano migliorate.
Se l'udienza di ieri si è risolta in una sorta di appello, la prossima - sabato 3 luglio - potrebbe essere decisiva: probabile il ricorso alla Cirami da parte di alcuni difensori (il legittimo sospetto sarebbe legato, tra le altre cose, al precedente ruolo di pm della Faraggi ma anche a presunte anticipazioni giornalistiche), altrimenti la parola passerà direttamente alla Procura che potrebbe depositare una clamorosa memoria.