01.03.06
Lavoro repubblica: G8, il processo alle tute nere è ko
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Il presidente Devoto rimanda la decisione: se passa al Csm rinvio o annullamento delle udienze più delicate
G8, il processo alle tute nere è ko
Sempre più probabile lo stop mentre i testi accusano
E´ uno dei tre procedimenti cardine sui fatti di Genova del luglio 2001 ma la decisione del giudice lo può far saltare
MASSIMO CALANDRI
CON l´aggiornamento a martedì prossimo, il futuro di uno dei tre processi-cardine del G8 resta appeso ad un filo: Marco Devoto, presidente del collegio giudicante nel procedimento per le devastazioni e il saccheggio di Genova, si è preso ancora una settimana di tempo per decidere. Qualcuno giura che il magistrato abbia già scelto la poltrona del Csm, soluzione in qualche modo obbligata: Devoto fa parte della stessa corrente (Unicost) del collega cui dovrebbe subentrare, a differenza del secondo dei non eletti. Se così fosse, il processo alle 25 presunte Tute Nere rischierebbe di slittare al prossimo settembre, se non addirittura - in caso di sostituzione del presidente - di ricominciare da capo. Visti i capi d´accusa, non vi è rischio di prescrizione. Il problema è piuttosto di natura morale ed istituzionale, considerato l´importanza della posta in gioco nel capoluogo ligure. Per non dire degli altri procedimenti - altrettanto importanti - che dipendono dallo stesso giudice. Il paradosso è che sia proprio Devoto, una volta al Csm, ad occuparsi del problema dei processi rinviati a Genova.
Ieri nel corso dell´udienza sono stati ascoltati alcuni testi chiamati a riconoscere de relato gli imputati. Contemporaneamente era in programma la seconda udienza settimanale del processo per i soprusi e le violenze perpetrate nella caserma di Bolzaneto. «Quando ti vede l´ispettore, digli che la testa te l´hanno spaccata gli anarchici». «Abbassa il capo, non sei degno di guardarci in faccia». «Con Berlusconi, possiamo fare tutto quello che vogliamo». «Viva il Duce». «Un-due-tre viva Pinochet.. «. Secondo i racconti dei no-global accompagnati al "centro di temporanea detenzione" durante il G8, le forze dell´ordine presenti non andavano tanto per il sottile. Pestaggi ed umiliazioni erano il minimo comune denominatore, e per chi provava a reagire le conseguenze erano ancora peggiori. Incalzati dai pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, i testimoni hanno aggiunto particolari inquietanti. «Facendo riferimento al mio cognome, uno degli agenti mi diede tre colpi con più accanimento sulla nuca con il manganello. Pesanti apprezzamenti a sfondo sessuale a causa del mio cognome li ricevetti anche quando ero nudo in infermeria». Così ha ricordato Danilo Manganelli, 29 anni, spezzino, assistito dall´avvocato Stefano Bigliazzi. E Daniele Sassi, trent´anni: «Arrivato a Bolzaneto sono stato preso a schiaffi; mentre ero con la faccia contro il muro una guardia carceraria mi fece sbattere la testa, mettere le braccia dietro la schiena e con le gambe divaricate. Rimasi in quella posizione per molte ore, quindi venne portato per una visita medica in infermeria. Durante la visita medica una guardia carceraria mi tagliò con una pinza il piercing. Una dottoressa invece mi fece spogliare nudo e mi guardò sommariamente. Venni comunque insultato da tutti i presenti, tre o quattro guardie carcerarie, il medico o un infermiere che era seduto alla scrivania, il quale tra l´altro mi disse: "Dove vai conciato così, fai schifo"».