11.10.07
Lavoro repubblica G8 Agnoletto non molla
Repubblica Genova
Al processo il presidente del Genoa Social Forum porta nuove rivelazioni e
scatena altre polemiche sul caso Diaz
G8, Agnoletto non molla
Deposizione di fuoco sui rapporti tra polizia e black block
La promessa Alla vigilia Scajola aveva garantito che si sarebbe dimesso se
la polizia avesse sparato
la perquisizione Secondo il leader no global, Andreassi scaricò su Roma la
decisione di assalire la scuola Diaz
il video La cassetta con i violenti e i poliziotti contigui potrebbe
essere la vera causa del blitz alla Pascoli
MASSIMO CALANDRI
CLAUDIO SCAJOLA, allora ministro degli Interni, aveva dato la sua parola
d´onore: se le forze dell´ordine useranno le armi anche una sola volta, mi
dimetterò subito. E Gianni De Gennaro, capo della polizia, garantì
solennemente che non sarebbe stato esploso un solo colpo. Alla vigilia del
G8, ricorda Vittorio Agnoletto, i responsabili dell´ordine pubblico erano
rassicuranti. A chi chiedeva loro di non scortare armati i cortei dei
pacifisti, rispondevano che naturalmente questo non era possibile: ma
giuravano che tutto era sotto controllo, e che nessuno avrebbe mai
mostrato i muscoli. Sei anni più tardi, l´ex leader e portavoce del Genoa
Social Forum ricorda lo sciagurato vertice internazionale. Agnoletto ha
testimoniato ieri mattina nel corso del processo per il sanguinario
assalto della polizia alla scuola Diaz. E´ stato un ricordo sofferto,
emozionante, per certi versi ancora inedito e clamoroso.
Si è parlato a lungo di una video-cassetta girata dal regista Davide
Ferrario - e da lui consegnata ad Agnoletto la sera del 21 luglio 2001 - ,
nella quale «viene denunciata la contiguità tra le forze dell´ordine e
alcuni misteriosi personaggi che agiscono e si travestono come i Black
Bloc: uomini in nero, il volto coperto, che avvicinano agenti e militari e
parlano fitto con loro». Secondo Agnoletto il filmato potrebbe essere la
vera causa della perquisizione illegale compiuta alla Pascoli di via
Cesare Battisti, la scuola di fronte alla Diaz. La polizia cercava quel
nastro, insiste. L´ex leader del Gsf lo aveva portato la sera stessa negli
studi de La7, Gad Lerner lo aveva trasmesso nel suo programma. Il video lo
restituì subito dopo a Ferrario. Ma è presumibile che gli agenti abbiano
fatto irruzione proprio per trovarlo. Ci sono comunicazioni via radio che
lo proverebbero indirettamente, e del resto è, comunque, vero che nel
corso di quell´intervento furono illecitamente sequestrati e distrutti
alcuni nastri girati da giornalisti. In una conversazione via filo
l´allora capo della mobile genovese, Nando Dominici, chiede preoccupato
precisazioni ad un poliziotto che ha appena visto il programma di Lerner.
L´altro spiega: «Hanno sostenuto in trasmissione che ci fossero degli
infiltrati della polizia all´interno dei cortei... diciamo dare fastidio.
Nel filmato si vedono due coperti in viso, ma hanno la placca della
polizia in vista.. «. La videocassetta è ricomparsa per l´ultima volta nel
corso dell´audizione parlamentare sul G8, da allora nessuno sa che fine
abbia fatto.
Ma c´è un´altra cosa che Agnoletto ricorda nitidamente, oltre alle
sconcertanti giustificazioni del capo della Digos, Spartaco Mortola - «Gli
chiesi di mostrarmi il mandato di perquisizione per la Diaz. Mi rispose:
"Fra mezz´ora". Non l´ho più rivisto - , ed è quando gli parlarono di un
ragazzo pesto e sanguinante davanti alla Diaz, «uno che dicevano fosse
morto». E´ il povero Mark Covell, giornalista inglese massacrato a calci e
pugni da un gruppo di agenti in borghese che nessuno è mai riuscito ad
identificare. Gli sfondarono il torace. Per quell´episodio è stato aperto
un fascicolo in Procura che è ancora pendente: «tentato omicidio». A
carico di ignoti, naturalmente.
Jole Santelli, componente del direttivo del Gruppo e Responsabile
sicurezza di Forza Italia, sostiene che «le sconcertanti dichiarazioni
dell´eurodeputato Agnoletto sono di una gravità straordinaria, e comunque
non in linea con la testimonianza del prefetto Andreassi sia in
istruttoria che in dibattimento. Le parole dell´esponente di Rifondazione
sembrano più un proclama politico che lo sforzo serio per la ricerca della
verità ». «Più che una testimonianza processuale, Agnoletto sembra aver
enunciato il solito teorema politico d´accusa sempre ostentato da lui e
dal suo partito», aggiunge Gianpiero D´Alia, capogruppo Udc in Commissione
Affari Costituzionali e membro del Copaco. Ma per Graziella Mascia, vice
presidente dei deputati di Rifondazione comunista, la verità è un´altra:
«Forza Italia sembra più preoccupata a non far finire il processo sui
fatti di Genova del 2001 che a cercare la verità ».
"Assalita anche la casa di Pericu" L´ex sindaco: "Mai saputo nulla"
la curiositÃ
AL G8 un mistero tira l´altro, come le ciliegie, e allora vale la pena di
raccontare una piccola fase processuale sfuggita ai più. Nei gironi
scorsi, durante la sua requisitoria per il processo alle 25 presunte Tute
Nere accusate di aver «devastato» e «saccheggiato» la città , il pm Anna
Canepa ha ricordato il percorso compiuto dal Blocco Nero il 21 luglio
2001. «Alle 13.30, quando il grosso del corteo si è incamminato su
Cavallotti e corso Italia, viene segnalato un gruppo di Tute Nere armato
di spranghe che pongono in essere devastazioni tra l´altro anche
dell´abitazione dell´allora sindaco di Genova», dice il magistrato. Black
Bloc all´attacco della casa di Giuseppe Perìcu, in via Panigalli? La
notizia - del tutto inedita - viene successivamente confermata da Anna
Canepa, che cita un intervento dei vigili urbani. A distanza di sei anni e
mezzo valeva comunque la pena di togliersi anche l´ultimo dubbio e
chiedere direttamente all´inquilino. Il professor Perìcu, oggi ex primo
cittadino genovese. Che, al telefono, cade dalle nuvole: «Black Bloc a
casa mia? Io non ne so nulla. Aspetti un momento, che chiedo a mia moglie.
No, nessun danneggiamento. Se fosse accaduto lo avrei saputo, le pare?
Smentisco».
Altro mistero è quello delle dismissioni presentate ieri nel processo alla
Diaz dall´avvocato Maurizio Mascia. Il legale difendeva gli imputati
Spartaco Mortola e Nando Dominici. Avrebbe presentato un esposto in
Procura «suscettibile in astratto di incidere sulla serenitÃ
indispensabile per l´espletamento di ogni incarico». Lascia, e il suo
posto viene preso da Piergiovanni Iunca ed Alessandro Gazzolo (Mortola),
per Dominici è stata nominata d´ufficio Giovanna Novaresi.
(m.cal.)