18.11.05
lavoro repubblica: c'erano superpoliziotti dentro la Diaz
Repubblica Genova
Due ragazzi assicurano: nella scuola entrarono anche uomini in giacca e
cravatta
G8, i testimoni non hanno dubbi "Superpoliziotti dentro la Diaz"
Un fotografo: "Quella pistola sul mio volto"
Un giovane reporter racconta il suo calvario: dalle botte in piazza alla
detenzione nella prigione di Bolzaneto
MASSIMO CALANDRI
COSA ci facevano i super-poliziotti all´interno della scuola Diaz
immediatamente dopo il massacro dei 93 no-global? Chi era quel funzionario
«alto con la barba, in camicia bianca, cravatta e completo scuro, con in
testa un casco blu della polizia» che al primo piano dell´edificio
scolastico parlava fitto con i picchiatori? Come è stato possibile che un
uomo di vertice come Giovanni Luperi non si sia accorto del pestaggio in
atto nella palestra, ma al contrario una volta nella stanza abbia voltato
le spalle «come per far finta di nulla di fronte ad una marachella dei
suoi ragazzi»?
Si consiglia caldamente d´approfittare di giornate come quella di ieri,
per ricordarsi di chi prese a calci le regole della democrazia durante il
G8 di Genova. In tribunale erano in programma contemporaneamente due
udienze pubbliche - una nell´aula-bunker, circa l´irruzione della polizia
nella scuola Diaz; l´altra al settimo piano, a proposito di una serie di
arresti illegali della Digos - , nel corso delle quali diversi testimoni
hanno raccontato cose così gravi da far vacillare la fiducia nelle
istituzioni. Ed è un peccato che alle telecamere siano state vietate le
riprese dei procedimenti: se fu concessa la diretta televisiva per Donato
Bilancia, a maggior ragione questi processi avrebbero meritato migliore
visibilità .
Davanti al presidente Renato Delucchi sono stati ascoltati due giovani che
il pomeriggio del 21 luglio 2001 vennero ingiustamente arrestati davanti
alla questura. E´ la storia del pestaggio ai danni di un adolescente,
quella che vede imputati il vice-questore Alessandro Perugini e quattro
dei suoi uomini. Quel pomeriggio e in quella occasione, non solo il
quindicenne di Ostia fu preso a calci in faccia. C´era un fotografo
dilettante, Alessandro B., che ha raccontato con disarmante semplicità :
«Ho visto un gruppo di ragazzi seduti per protesta davanti ai poliziotti.
Avevano le braccia alzate. Da una siepe sono saltati fuori alcuni agenti,
hanno cominciato a pestarli di brutto. Senza motivo. Io ho fotografato
tutto, ma un poliziotto ha visto e mi ha indicato. Mi hanno circondato,
strappato di mano la macchina, tirato un paio di manganellate forti. "Se
vuole, l´aiuto a togliere il rullino", ho provato a dire. Hanno rotto
tutto e poi mi hanno portato via. Sono salito su di un auto, accanto a me
un giovane protestava: "Sono un avvocato, non potete trattarci così". Il
poliziotto si è girato, ha tirato fuori la pistola e poi ce l´ha puntata
in faccia, ce l´ha passata sul volto: "Bastardi, state zitti sennò vi
ammazzo". Ho passato 13 ore a Bolzaneto, poi nel carcere di Alessandria,
senza che nessuno mi dicesse che ero stato arrestato e perché».
Cinque piani più sotto un altro presidente di sezione, Gabrio Barone,
ascolta le testimonianze di due ospiti della Diaz: Thomas Daniel A.,
tedesco, e Valeria B., di Ferrara. E sono ancora storie di pestaggi ed
umiliazioni senza un motivo, con Thomas che addirittura viene ammanettato
ad una barella nell´ospedale San Martino. E poi, dai loro racconti
emergono le figure degli uomini in giacca e cravatta, che vedono tutto e
confabulano. Sono i vertici della cosiddetta "catena di comando". Quelli
che giuravano di non essere mai entrati nella scuola. Di non essersi
accorti di nulla.
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