15.04.05
Lavoro repubblica: Canterini a giudizio
L´ex comandante del reparto mobile in azione durante il G8
Spray contro i no global Canterini sarà processato
L´accusa: lesioni e violenza privata
Il funzionario è già imputato anche per il sanguinoso blitz alla scuola Diaz
Ai giudici ha spiegato che quello era il metodo più rapido per affrontare i violenti
MASSIMO CALANDRI
C´E´ una sequenza fotografica che racconta magistralmente dell´uso di quello che qualcuno ha avuto il coraggio di definire «il mezzo meno traumatico per disperdere i manifestanti più violenti». G8 di Genova, 20 luglio 2001, corso Buenos Aires. Mancano poche ore alla morte di Carlo Giuliani. Vincenzo Canterini, questore, quattro anni fa condottiero della «Celere» romana che assaltò la scuola Diaz, spruzza del gas urticante negli occhi di un no-global che lo affronta a braccia alzate. Per questo episodio il funzionario di polizia - già imputato nel procedimento per il sanguinario blitz di via Cesare Battisti - è stato rinviato a giudizio direttamente dal pm Francesco Cardona Albini con l´accusa di lesioni e violenza privata.
Due anni dopo il G8 e la sanguinaria irruzione nella scuola Diaz, Vincenzo Canterini ribadiva in un´intervista di essere «orgoglioso» per quanto realizzato nel capoluogo ligure. Rivendicava, il capo della Celere romana, il comportamento «da manuale» dei suoi uomini. Esaltava la «compattezza» del reparto prendendosela con le violenze e le provocazioni altrui. Quei giorni di luglio, giurava, non avevano lasciato cicatrici sulla pelle: «La vita mia e quella dei miei uomini, il nostro lavoro, tutto è rimasto identico. Continuiamo ad agire con spirito sereno e con animo libero». Canterini ha naturalmente un modo tutto personale di affrontare le cose: dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura per l´assalto alla Diaz - falso, calunnia, lesioni aggravate - riuscì a definire «ridimensionate» le accuse nei suoi confronti. Cinquantotto anni, allora responsabile del VII Nucleo Sperimentale Antisommossa del primo Reparto Mobile di Roma (sciolto poco dopo il G8 di Genova), difeso dall´avvocato Silvio Romanelli, si era presentato al nono piano del tribunale spiegando che quello spray negli occhi era appunto la via più rapida (e meno dolorosa) per affrontare i violenti. Dimenticando che quello che gli stava di fronte era un individuo disarmato e braccia alzate.
Il magistrato lo ritiene responsabile di «urticazione degli occhi con conseguente temporaneo accecamento» di tre no-global: sono Gianluca V., Marco V. e Nicola L., feriti dalla bomboletta spray di gas urticante Cs impugnata dall´allora vice-questore. Secondo il pm Francesco Cardona Albini, mancavano i presupposti per l´uso dell´arma: i tre erano con le mani alzate e non facevano nulla di male, inoltre Canterini avrebbe agito «con l´aggravante di aver abusato dei poteri e di aver violato i doveri inerenti la propria funzione di pubblico ufficiale». Il funzionario a suo tempo si era difeso sostenendo che la documentazione fotografica, allegata alla denuncia presentata dall´avvocato torinese Massimo Pastore (legale di uno dei manifestanti) non era corretta, e che lui fu costretto a reagire ad una vera e propria aggressione. Il magistrato, che ha preso atto della querela di Gianluca V., delle testimonianze di Canterini, degli altri feriti a di persone presenti all´episodio, di fotografie e filmati, la pensa in modo diverso.
Canterini è stato nel frattempo convocato per il prossimo 18 maggio, l´aula dell´Assise genovese ospiterà una nuova udienza per la vicenda della Diaz che potrebbe preludere ad un incredibile slittamento. Il presidente della sezione, Bernardo Di Mattei, è stato nominato procuratore di Imperia, e il giudice a latere, Vincenzo Pupa, va in pensione. Inevitabile la nomina di un nuovo collegio giudicante, operazione che si spera di compiere entro la prossima udienza - sempre che nel frattempo venga formalizzato il trasferimento di Di Mattei - , altrimenti si dovranno aspettare circa cinque mesi.
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L´INCHIESTA
Mancano i riconoscimenti
Bolzaneto in cento escono dall´inchiesta
SONO 119 le richieste di archiviazione depositate dai pm Patrizia Petruzziello, Francesco Pinto e Vittorio Ranieri Miniati, nei confronti di indagati nell´ambito dell´inchiesta sulle violenze alla caserma di Bolzaneto durante il G8. Centodue persone escono dall´inchiesta, mentre le altre archiviazioni riguardano alcuni capi di imputazione nei confronti degli imputati. Sono ufficiali, funzionari, militari, agenti, infermieri che a diverso titolo dall´estate di 4 anni fa sono stati iscritti nel registro degli indagati, e che oggi per diversi motivi escono definitivamente dall´indagine sul «centro di temporanea detenzione». Tra di loro anche Alfonso Sabella, pubblico ministero fiorentino, allora responsabile dell´Ufficio ispettivo del Dipartimento dell´amministrazione penitenziaria, ruolo dal quale si è congedato alcuni mesi dopo per presunti contrasti con il direttore Giovanni Tinebra. Nella stragrande maggioranza delle archiviazioni, la chiave sta nel riconoscimento dell´ indagato: che il più delle volte non è abbastanza preciso («Mi sembra lui ma non ne sono sicuro», dice la vittima osservando la fotografia mostrata dal pm), altre è incerto o manca del tutto («No, non l´ho mai visto»), oppure è privo di elementi di riferimento («E´ lui», sostengono i fermati, ma non spiegano esattamente luoghi e tempi delle presunte violenze), o ancora manca di condizioni di procedibilità (E´ lui e