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13.02.05

Lavoro repubblica Altre 3 denunce ai manifestanti

lavoro repubblica

LA CITTÀ E LA GIUSTIZIA
La Digos identifica uno dei presunti responsabili dell´assalto al blindato
dei carabinieri in via Tolemaide
Scontri del G8, tre nuove denunce
Quattro anni dopo, black bloc, e non solo, nel mirino


Si continua a lavorare analizzando un maxi archivio video fotografico con i
volti di oltre 400 persone già individuate
MARCO PREVE

Le ultime denunce risalgono a una manciata di giorni fa. Segno che, con
buona pace di alcuni ministri ed esponenti politici, le indagini
sull´"altro fronte" del G8 di Genova sono andate avanti comunque, tra
difficoltà connaturate al tipo di accertamento e totale assenza di
collaborazione da parte delle autorità e delle polizie di mezza Europa.
A tre anni e mezzo di distanza dai giorni del luglio 2001, si può fare un
primo bilancio numerico della cosiddetta inchiesta sui black bloc, ovvero
sui responsabili dei disordini, che vede impegnati i pm Anna Canepa e
Andrea Canciani a fianco degli investigatori della Digos.
Intanto, è attualmente in corso il processo contro 25 attivisti - arrestati
nel dicembre 2002 - di diverse regioni italiane accusati di devastazione e
saccheggio. Oltre a questo gruppo, sono indagati per gli stessi o altri
reati sempre riconducibili ai disordini di strada, altre 51 persone, solo
tre dei quali stranieri. A loro vanno poi aggiunti 13 appartenenti del
centro sociale Askatasuna di Torino, indagati per un episodio in
particolare, quello del camion sequestrato a Quarto, che secondo la polizia
custodiva i bastoni da utilizzare negli scontri. Infine, gli investigatori
dispongono di un archivio di ben 400 nomi. Per ognuno dei quali ci sono una
o più foto, oppure spezzoni video che li ritraggono in momenti caldi delle
manifestazioni del luglio 2001. Ma non in circostanze tali da far scattare
un´ipotesi di reato. La polizia, però, sta continuando a visionare e
rivedere l´enorme quantità di materiale video-fotografico per capire se
qualcuno dei 400 identificati, sia riconoscibile nelle immagini che
ritraggono gli episodi più violenti di quelle ore.
Ed è stato proprio seguendo questo metodo che, di recente, l´ufficio
diretto dal vicequestore Giuseppe Gonan ha inviato in procura un rapporto
con la denuncia di tre nuovi soggetti.
Il primo, G.B., 41 anni, è un frequentatore del cento sociale Pedro di
Padova, quello che ha come leader Luca Casarini, all´epoca del G8 portavoce
delle Tute Bianche e ancora oggi anima del movimento dei disobbedienti. Nei
confronti di G.B. l´accusa è di devastazione e saccheggio e riguarda
l´assalto al mezzo blindato dei carabinieri, quello dato alle fiamme
all´incrocio tra corso Torino e via Tolemaide il giorno 20, un paio d´ore
prima dell´uccisione di Carlo Giuliani.
Il secondo denunciato è un trentaduenne di Verona, S.B., simpatizzante del
movimento anarchico ma non appartenente a nessun centro o gruppo in
particolare. Le contestazioni nei suoi confronti sono di devastazione e
resistenza a pubblico ufficiale e il luogo in cui avrebbe commesso tali
reati è piazza Paolo da Novi, calata nello scenario della tarda mattina del
20 luglio quando decine di giovani italiani e stranieri divelsero il
selciato, spezzarono le griglie delle aiuole, smontarono impalcature per
procurarsi delle "armi".
E sempre per la sua presenza in piazza Paolo da Novi, è stato denunciato
G.S., 36 anni, residente a Lucca, conosciuto per la sua frequentazione
dell´area dell´autonomia. Per lui la contestazione riguarda l´articolo
della legge che punisce il travisamento. Il manifestante toscano è stato
riconosciuto in alcune fotografie mentre si abbassa e si alza un
passamontagna.
Per questi, come per molti altri degli indagati dell´inchiesta, è logico
aspettarsi ora le critiche e le proteste del movimento antagonista. Fin
dall´inizio delle inchieste, una parte del popolo no-global ha rifiutato
l´etichetta di devastatori, sostenendo che gesti e comportamenti contestati
dagli inquirenti erano la reazione, la difesa, agli attacchi delle forze
dell´ordine e alla brutalità impiegata per fermare e disperdere
manifestazioni autorizzate. Per capire se queste interpretazioni politiche
abbiano anche un fondamento giuridico, bisognerà attendere la conclusione
del processo nei confronti dei 25 accusati di devastazione e saccheggio,
arrivato nei giorni scorsi alla trentasettesima udienza

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