13.03.05
Lavoro repubblica:
giudici della procura presentano la loro monumentale memoria. E, a sorpresa, dalle 567 pagine spunta un nuovo filone d´inchiesta
G8, registri falsificati in caserma per coprire gli agenti picchiatori
Ho visto un ragazzo portato in bagno da quattro secondini, appena dentro lo hanno massacrato di botte
Dalle indagini un altro particolare inquietante: almeno quattro manifestanti trattenuti senza che nessun documento lo attesti
"In quel carcere una continua azione di vessazione e un senso diffuso di impunità"
Anche il capo della polizia ammise "lunghi e pesanti disagi sopportati dai fermati"
MASSIMO CALANDRI
MARCO PREVE
Ultime udienze preliminari che devono decidere sul rinvio a giudizio per gli abusi di Bolzaneto, e dalle 567 pagine della monumentale memoria della procura, spunta una nuova inchiesta di cui fino ad oggi non si era saputo nulla. Riguarda il tentativo, operato da alcuni rappresentati della polizia penitenziaria, di modificare i registri per non far risultare in servizio, in quei giorni del luglio 2001, alcuni agenti responsabili di numerosi episodi di maltrattamenti e umiliazioni nei confronti dei prigionieri. Il capitano Mario C. della penitenziaria è stato iscritto al registro degli indagati per il «delitto di falso ideologico», spiega la procura, anche se è probabile che l´ufficiale abbia commesso il falso senza rendersene conto. In ogni caso, un´altra macchia per la vicenda della prigione del G8, per la quale scopriamo sempre nella memoria dei pm un altro aspetto inquietante. I pm Patrizia Petruzziello, Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Pinto, quando ricostruiscono il numero di persone recluse a Bolzaneto, spiegano di aver «acquisito notizia certa della presenza di almeno altri quattro fermati (seguono nomi, uno dei quali è l´uomo cui un poliziotto squarciò letteralmente una mano, ndr) per identificazione, dei quali non vi era traccia nella documentazione acquisita» e concludono affermando che questo fatto «non permette di ritenere sicuro il numero sino ad oggi accertato. Non è infatti possibile escludere che altri fermati per identificazione possano essere stati condotti a Bolzaneto e che di loro non sia più rimasta traccia documentale».
"Procedimento nei confronti di Perugini Alessandro più 46", recita il frontespizio, accompagnato dall´inquietante immagine d´un corridoio della caserma di Bolzaneto. La memoria dei pm è suddivisa in cinque capitoli. Il primo, ?Un carcere provvisorio a Genova´, ricostruisce, attraverso una serie di paragrafi (la storia; la compresenza di varie forze dell´ordine; il numero delle persone transitate), il peccato originale e cioè: la grossolana disorganizzazione, l´inaccettabile impreparazione nell´allestimento di quello che doveva essere un ?centro di temporanea detenzione´ per identificare gli eventuali fermati ? furono 252, da giovedì a domenica ? ed avviarli alle prigioni sparse tra Liguria, Basso Piemonte e Lombardia. E´ qui che indirettamente la Procura tira in ballo i vertici governativi responsabili della gestione dell´evento G8: come il ministro per la giustizia Roberto Castelli, che invece fece capolino il sabato notte e se ne andò soddisfatto, dichiarando che tutto procedeva "nella maniera migliore". Sappiamo invece che i no-global furono rimasero per ore ? in piedi, costretti con le braccia alzate ? in attesa d´essere riconosciuti e visitati, ammassati nelle celle a stretto contatto con gli stessi che li avevano catturati sulle strade del capoluogo ligure. In quel clima promiscuo e corrotto da incomprensioni, stanchezza, frustrazioni, fermentarono la violenza e il senso di emulazione. "Sono tutti fattori che hanno determinato da un lato un gravissimo clima di tensione e di confusione, dall´altro una continua azione di vessazione con un conseguente senso diffuso di indifferenza, tolleranza e quindi di impunità", scrivono i magistrati. Il secondo capitolo è dedicato a ?Le indagini´: dove si parla delle denunce della stampa ? fu giusto Repubblica a raccontare per prima i soprusi e le violenze ? e della fondamentale inchiesta avviata dal capo della polizia Gianni Di Gennaro attraverso il prefetto Salvatore Montanaro, che in una relazione scritta del 30 luglio 2001 "evidenziava gravi carenze organizzative ed errori individuali", parlando poi di "un lungo e pesante disagio sopportato dai fermati per l´espletamento delle pratiche di rito". La memoria affronta poi la questione dei reati, in cui si qualificano le violenze facendo riferimento alle leggi internazionali sulla tortura e sui diritti dell´uomo, chiarendo come le persone detenute a Bolzaneto abbiano subito, oltre che "percosse e maltrattamenti", le lesioni "della dignità e dei loro diritti fondamentali attinenti la libertà morale". Nelle loro conclusioni i pm confessano tutta l´apprensione rispetto al tempo che passa inesorabilmente: «Ma queste brutte pagine, questi gravi comportamenti ? scrivono ? anche se dovessero incontrare la prescrizione, tuttavia difficilmente potranno essere dimenticati».
-----------------
Racconti dell´orrore "Adesso vi stupriamo"
Il comitato di accoglienza, le violenze e le umiliazioni. Bolzaneto nei verbali di indagati, testi e vittime. Mariano Vacca, polizia penitenziaria: "assistetti a giovani che alla loro discesa dovettero passare tra due cordoni di colleghi appartenenti a tutti i Corpi che cominciarono a menare con sgambetti , sberle pugni...".
Oronzo Doria, indagato, generale del Corpo Agenti di Custodia: "ho assistito all´arrivo degli arrestati Diaz? si formò una ressa davanti allo sportello dell´autobus al momento della discesa degli arrestati; ricordo soprattutto una specie di muro di poliziotti?".
Giovanni Amoroso, polizia penitenziaria: "? molti arrestati che nel nostro ufficio piangevano: erano spaesati...".
Ivano Pratissoli, infermiere penitenziario: " qualcuno si era fatto i bisogni addosso, avevano i pantaloni davanti bagnati,...ho sentito la suoneria del cellulare con faccetta nera... il clima da guerra esistente a Bolzaneto era evidente a chiunque entrasse nella struttura".
Gaetano Badolati, ispettore ps: "..in effetti mi resi conto che le persone (poliziotti, ndr) presenti nel corridoio potevano colpire gli arrestati nel corso del trasferimento..."
Marco Poggi: infermiere "un detenuto che veniva portato in bagno da tre o quattro agenti della polizia penitenziaria e appena dentro massacrato di botte... un detenuto accompagnato da quattro della penitenziaria che gli dicevano : vuoi andare a pisciare ? , in bagno lo riempirono di botte? ricordo quello che aveva un ematoma ai testicoli (la procura identificherà poi l´interessato in Andrea G.)".
Ester P, detenuta riferisce quanto accaduto ad una ragazza straniera: "quando è il suo turno per il bagno la insultano ripetutamente "troia, puttana " e le infilano la testa dentro la tazza; fanno riferimenti di tipo sessuale del tipo: " Che bel culo, ti piace il manganello".
Tredici detenuti riferiscono la minaccia più volte ripetuta all´indirizzo di una ragazza da un agente:" Adesso ti stupro puttana".
Ventidue detenuti ricordano di essere stati costretti a pronunciare il ritornello: "Un due tre evviva Pinochet....".