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21.07.04

lavoro e mercantile su 20 luglio 2004

lavoro repubblica

Bolzaneto il mio grande incubo
Ester dopo 3 anni trova il coraggio di ricordare

BARBARA, Ester, il G8 di Genova. La prima, genovese, è un agente della polizia penitenziaria. L'altra, che è nata a Torino ma vive in Francia, è una studentessa. Due ragazze che la notte tra il 20 e il 21 luglio di tre anni fa si ritrovarono nel "centro di temporanea detenzione" di Bolzaneto: Ester era tra i 255 manifestanti fermati, Barbara doveva occuparsi di lei in attesa dell'eventuale trasferimento in carcere. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio della poliziotta e l'accusa di percosse, ingiurie, violenza, abuso di autorità su persone arrestate o detenute: "...con violenza e minaccia costringeva Ester P., persona custodita all'interno del sito penitenziario di Bolzaneto che aveva appena accompagnato in bagno, a chinare la testa all'interno della turca (...) ne offendeva l'onore e il decoro dicendole parole quali puttane troia (...) costringeva le arrestate a rimanere, senza plausibile ragione; numerose ore in piedi (...) costringeva o comunque tollerava e consentiva che stessero nell'infermeria nude oltre il tempo necessario per l'espletamento della visita medica anche alla presenza di uomini, e venissero osservate nelle parti intime, così sottoponendole ad umiliazione fisica e morale". Così recita la richiesta di rinvio a giudizio dei pm, che ricordano anche come altri agenti si siano divertiti puntando i loro manganelli contro le parti intime della giovane no -global. "Di quei giorni mi sono rimasti solo la paura e il disgusto verso le divise", racconta Ester, raggiunta telefonicamente da Repubblica. "Dopo tre anni mi resta l'angoscia di non poter dire quello che penso. E l'idea di una dimensione ancor più negativa di quella che è la gestione del potere. Ma questo non mi impedirà di continuare a lottare, a reagire contro le ingiustizie". La sua aguzzina era una donna, Barbara. "Ma a Bolzaneto c'erano diverse donne, ed erano le più crude li. La cosiddetta parità dei sessi in certi lavori funziona così: che le donne vogliono dimostrare di essere ancora più dure' e crudeli degli uomini A Bolzaneto ci sono riuscite benissimo". Non furono tre giorni di follia. "No, niente pazzia da parte di quelle che chiamate `forze dell ordine'. Al contrario, credo che a Bolzaneto fosse tutto premeditato, organizzato da tempo. Per umiliarci, per distruggerci. Adesso aspettiamo il processo. Ma anche in caso di condanna, non so se le cose cambieranno. Non credo molto in questa giustizia. Non più".
(m.cal.)

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20 minuti di applausi in piazza. "Prima del cippo, verità e giustizia"

VENTI minuti di applausi ininterrotti hanno salutato Carlo Giuliani, nel terzo anniversario della tragedia del G8: per quel migliaio di persone che dal primo pomeriggio e fino a sera inoltrata si è dato puntamento in piazza Alimonda è stata una lunga giornata di ricordi e di pace. Sul palco, eretto a pochi metri dal luogo in cui il ragazzo genovese fu freddato dalla revolverata del carabiniere Mario Placanica, si sono alternati poeti, musicisti e attori, da Sabina Guzzanti agli interpreti di "Archivie azione: il dibattimento negato" spettacolo con cui Giorgio Scaramuzzino ha voluto mettere in scena un processo quello per l'omicidio del 20 luglio 2001 - altrimenti vietato. E' stata l'occasioneper ribadire la volontà di "non dimenticare", di "non archiviare", ma anche per riproporre le inquietanti perplessità che le foto dell'autopsia sul corpo di Carlo Giuliani - con quella profonda ferita sulla fronte, provocata da una grossa pietra - hanno rilanciato, spingendo verso l'apertura di una nuova inchiesta. C erano Don Andrea Gallo, che ha sottolineato la "tristezza" che gll infondevano le porte della Chiesa di Nostra Signora del Rimedio, desolatamente chiuse. E con il sacerdote, l'assessore comunale Luca Borzani, unico rappresentante dell'amministrazione che se l'è sentita di esseri presente. Si è parlato naturalmente del progetto di un cippo in memoria del ragazzo ucciso, proposta che ha trovato d'accordo anche il cardinale Tarvisio Bertone nel frattempo all'altare laico eretto tre anni fa sulla cancellata della (compreso un mazzo donato dai portuali della Compagnia Unica), e messaggi, e piccoli doni.
Il quartiere ha vissuto senza ansie e con qualche curiosità l'appuntamento. Il momento più emozionante è scattato alle 17.27, l'ora in cui vennero esplosi i colpi di pistola e Carlo cadde sull'asfalto: al lunghissimo applauso si è aggiunto il suono di una sirena d'ambulanza che ha messo i brividi addosso. "La piazza in questo momento è importantissima: è l'unico posto dove è davvero possibile esprimersi", ha commentato la Guzzanti.Tra i presenti anche Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, che giusto qualche giorno fa è stata ammessa tra le parti civili nel processo per il sanguinario assalto poliziesco alla scuola Diaz; è Ia mamma di Sara, una dei 93 no global picchiati ed ingiustamente arrestati, il giudice le ha riconosciuto il diritto ad essere risarciti per i danni patiti in qualità di madre"Farò lo stesso anche in occasione del processo per le violenze nella caserma di Bolzaneto, e con me ci saranno decine di altri genitori. Perché a Bolzaneto è stato anche peggio che nella Diaz: laggiù nostri figli ce li hanno sequestrati sulle continue promozioni per i funzionari di polizia rinviati a giudizio (l'ultimo è Spartaco Mortola, ex capo della Digos Coinvolto in due inchieste per arresti illegali: andrà a fare il questore vicario ad Alessandria): "Indecente". Carlo Gubitosa, giornalista e scrittore, autore di una monumentale inchiesta sui fatti del G8, ha spiegato che "paradossalmente la partecipazione a questo anniversario aumenta d'intensità con il passare degli anni. E questo perché è stato fatto un grande lavorò sulla memoria, perché il passaparola ha fatto una breccia nel muro dell'informazione , soprattutto quella televisiva
La gente si è resa conto che le questioni sollevate dal G8 sono fondamentali: da una parte la politica ".di chi privilegia il potere, dall'altra quella di chi privilegia la partecipazione e poi il rapporto tra istituzioni e diritto a manifestare, tanto per fare un esempio. Temi che non vanno lasciati a quelli che chiamano addetti ai lavori . Sempre più persone lo hanno capito". Personalmente, tra i presenti che applaudivano ho riconosciuto un funzionario della mia banca. un signore di mezza età che ho sempre visto in giacca e cravatta, e che per un momento ho fatto atica a riconosce. Ma solo per un momento.

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mercantile

Una canzone per ricordare Carlo

"La memoria non muore". Però è difficile da mantenere, e così ieri pomeriggio a ricordare "Carlo Giuliani ragazzo" in Piazza Alimonda c'erano alcune centinaia di ragazze. Più che il numero però a far capire che i percorsi della memoria sono pieni d'ostacoli, 'era il fatto che a reclamare "verità e giustizia" fosse un popolo completamente omogeneo, se non per età, per appartenenza politica, per schieramento. Deve essersene accorta anche Haidi Giuliani, mamma di Carlo, se prima del minuto di silenzio, ha voluto dire "qualcosa alla sinistra di questo Paese: siamo uniti, per abbattere gli steccati che ci dividono". Poi, introdotto dalle note di "Volere volare" (la canzone più amata da Carlo, quella che cantava con gli amici) e de "11 viaggiatore", il silenzio: l'attimo in cui, ormai ogni 20 luglio venuto dopo quello del 2001, alle 17,27, Piazza Alimonda "esce" dal tempo e dallo spazio per rendere omaggio a Carlo, ucciso negli scontri del g8. Un silenzio carico di significati e di emozioni, scioltisi anche questa volta in un interminabile applauso, più lungo del solito. "Carlo non è un eroe, né un mito. Era solo un ragazzo" che avrebbe voluto, e dovuto, avere un futuro. Per intanto, i genitori, la sorella, gli amici e tanti che lo hanno conosciuto dal 20 luglio 2001, vorrebbero avere qualche risposta in più alle tante domande senza risposta che aleggiano siano sulla sua morte e che oggi, invece che diminuire, stanno addirittura aumentando chi ha usato, quando, e perché quel sasso che compare su selciato? E che cosa ha prodotto la profonda ferità sulla testa di "Carletto"? "Una commissione d'inchiesta per la verita' e, se proprio insistete, un cippo per la memoria", chiede uno striscione scritto con la vernice rossa ché campeggia proprio davanti alla chiesa dové non mancano bandiere della pace, altri striscioni inneggianti a Carlo "che vive" e, sulla cancellata, fiori, foto e frasi. In piazza, tra giovani dei centri sociali, rappresentanti del Comitato Verità e Giustizia e appartenenti dei movimenti, anche alcuni volti noti, come Luciana Costellino, Raffaella Bolini, Bruno Ambrosi e Teresa Mattei, membro dell'Assemblea che, nel secondo dopoguerra, ha dato all'Italia quella Costituzione che ha permesso di farne un Paese democratico, "e che oggi viene attaccata in modo pesante", dice. "Ero qui al g8 - racconta l'anziana ex parlamentare - e sono voluta tornare". Anche lei ritiene che la sinistra dovrebbe marciare, unita, ma non è ottimista. Non. almeno_ fino a quando in politica non si assisterà ad un drastico cambi generazionale. Sul palco, in tanto, in attesa che arrivi Sabina Guzzanti, ultima (per ora vittima della telecensura) sia alternano gruppi musicali. a canzone dedicata ai martiri dei Fratelli Cervi si stempera per qualche nota in "Bandiera Rossa", mentre qualcuno appiccica all'altarino laico un biglietto, l'ennesimo di questa giornata: sopra, vergata con un pennarello, una frase secca "Non ti ho dimenticato, non ti ho "archiviato". Ma com'è di finche' camminare sui sentiero della memoria.
MIRIANA REBAUDO

21/07/2004

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