24.10.05
Internazionale: intervista a Mark Covell
da Internazionale
CRONACA DI ORDINARIA FOLLIA
A gENOVA E' INIZIATO IL PROCESSO PER LE VIOLEZNE CONTROI MANIFESTANTI DEL g8. tRA I TESTIMONI C'E' L'ATTIVISTA BRITANNICO, mARK cOVELL, COLLABORATORE ID iNDYMEDIA
peter popham, the independet, gran bretagna
PER MARK COVELL, 38 ANNI, NON e' un viaggio di piacere. Il 14 ottobre era al tribunale di Genova, dove è cominciato il processo contro i poliziotti che nel luglio del 2001 picchiarono brutalmente lui e altri 61 militanti noglobal presenti al summit del G8. Covell si è trovato faccia a faccia con i colleghi e i superiori degli uomini che secondo l'accusa hanno tentato di ucciderlo.
"L'Italia è un paese meraviglioso"; dice Covell, "ma quando sono qui non riesco a rilassarmi. Non posso dimenticare quello che hanno fatto a me e agli altri. In tribunale, quando li guardo, fanno il gesto di tagliarmi la gola, ed è ovvio che vogliano vendicarsi. È orribile". All'epoca Covell fu accusato di essere una delle menti degli scontri di Genova. Ma questo ruolo lo aveva inventato una giornalista del Daily Mail, che era andata a trovarlo in ospedale spacciandosi per un'inviata dell'ambasciata britannica. Per questa violazione della privacy il giornale è anche finito in tribunale.
Esile ma tenace, con una massa di capelli mossi e brizzolati, Covell - nome di battaglia "Sky" - è un pacifista e un ambientalista con la passione per la tecnologia. Nel 2000 ha aderito a Indymedia, la rete di giornalisti volontari che per prima ha usato internet come mezzo d'informazione sulle campagne di protesta organizzate nel mondo. "Cinque anni fa", racconta Covell, "ero a Praga per filmare le manifestazioni contro il G8. Dopo ho cominciato a scrivere per Indymedia".
Assalto alla scuola
A Praga Covell ha incontrato per la prima volta gli anarchici del black bloc, il gruppo che a Genova ha provocato danni gravissimi."Sono un pacifista, non mi piace la loro politica, per me è come un'organizzazione terroristica", afferma. È paradossale che Covell sia stato ridotto in fin di vita dalla stessa polizia che cercava di fermare il black bloc.
La sera del 21 luglio 2001, Sky era al computer per trasmettere gli articoli e i -,ideo sugli scontri che gli spedivano i
quattrocento volontari di Indymedia sparsi per le strade di Genova. `Alle sette le manifestazioni si erano concluse", ricorda. "Io ho finito di lavorare alle nove e sono andato a mangiare una pizza'.
Poi Covell ha deciso di fare un giro nella scuola Diaz, dove c'era un dormitorio per i manifestanti. "Era circa mezzanotte e dormivano quasi tutti. All'improvviso un ragazzo italiano è corso dentro dicendo che era cominciato un assal
to. Sono uscito dalla scuola per tornare nell'edificio accanto dove c'era il mio computer e dare la notizia. Ma alcuni poliziotti in divisa antisommossa sono venuti verso di me. Ho urlato: `Stampa, giornalista', ma hanno ignorato il mio tesserino. Uno di loro mi ha sbattuto per terra", racconta Covell. "Poi altri agenti hanno cominciato a picchiarmi. Alla fine avevo otto costole rotte e i polmoni spappolati. Il mio fianco sinistro era a pezzi. Un poliziotto più comprensivo mi ha controllato il polso e mi ha trascinato via. Sentivo le urla provenienti dalla scuola, ma avevo molto sangue in gola, nati riuscivo a respirare e pensavo di morire. Un altro poliziotto è spuntato dal nulla, si è chinato su di me e mi ha picchiato con il manganello. Un secondo agente mi ha fatto saltare dieci denti a
calci. Poi ho perso conoscenza. Ricordo solo che il pomeriggio del giorno dopo sono stato svegliato da una giornalista del Daily Mail".
Atti ingiustificabili
Adesso a Genova è cominciato il processo contro 28 poliziotti per uno dei peggiori episodi di violenza da parte delle forze dell'ordine in Italia. Il vertice del G8 fu segnato dai saccheggi del black
bloc e dagli attacchi della polizia contro i manifestanti pacifici. Il 21 luglio del 2001, "per vendicarsi dei gravi atti compíutí dagli estremisti" - ha spiegato il pubblico ministero genovese - centinaia di poliziotti fecero irruzione nel dormitorio dei manifestanti e cominciarono a "picchiare i ragazzi come bestie selvag
ge',
Secondo la polizia, lo scopo del blitz era scovare dei depositi di armi. Ma trovarono solo due bottiglie molotov, introdotte - come si è scoperto in seguito - dagli stessi poliziotti. Nel maggio del 2003 un giudice ha stabilito che nessuna delle vittime si era macchiata di violenze.
"Le ripetute percosse contro i feriti", sostiene il pubblico ministero, "le urla, gli insulti e i gesti osceni non hanno giustíficazíone". fp