04.03.08
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«Insulti, schiaffi e violenze»: nella requisitoria
dei pm l'inferno della caserma Bolzaneto al G8
GENOVA (25 febbraio) - La caserma di Bolzaneto, quella dove vennero
portati i manifestanti arrestati dopo il G8 di Genova del 2001, come un
girone infernale e un luogo di tortura fisico e psicologico: ragazzi e
ragazze picchiate, tenuti ore e ore in piedi con le mani alzate,
accompagnati in bagno e lasciati con le porte aperte, insultati,
spogliati, derisi e minacciati di guai peggiori, come la sodomizzazione,
un salame usato come manganello, una mano divaricata e spezzata. E' quanto
emerso nella seconda parte della requisitoria dei pm al processo per le
violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a
Genova. Gli imputati sono 45 tra vertici apicali, appartenenti al
Personale della polizia penitenziaria, polizia di stato, carabinieri e
medici.
I pm hanno ricostruito insulti alle ragazze, chiamate "troie" e "puttane"
come accadde a Sara Bartezaghi a cui agenti dissero anche, ricordando la
morte di Carlo Giuliani: «Ne abbiamo ammazzato uno, ne dovevamo ammazzare
cento». nella requisitoria dei pubblici ministeri Vittorio Ranieri Mignati
e Patrizia Petruzziello per i fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto in
cui ci sono 45 imputati.
I pm hanno elencato poi le vessazioni subite dagli arrestati costretti a
stare in piedi per ore o a fare la posizione del cigno e della ballerina,
ad abbaiare come cani per poi essere insultati con minacce di tipo
politico e sessuale. Molti hanno ricevuto schiaffi a mano aperta e colpi
alla nuca soprattutto quando venivano tradotti a due a due nelle carceri
di destinazione. La presenza inoltre di più forze dell'ordine ha
comportato due perquisizioni, una nell'atrio e un'altra nell'infermeria,
che provocarono, secondo i pm, ulteriore stress ai detenuti oltre a quello
dell'arresto.
I pm hanno inoltre descritto le vessazioni subite come lo strappo di
piercing anche dalle parti intime e ragazze tenute nude fatte girare su se
stesse o in tondo con commenti brutali da parte di agenti presenti anche
in infermeria. «L'infermeria - ha denunciato il pm Miniati - che doveva
essere un aiuto in caso di sofferenza è diventata un luogo di ulteriore
vessazione».
Il pm Miniati ha poi fatto un riepilogo delle testimonianze salienti delle
parti lese durante il processo, tutte avallate dai ricordi di altri
detenuti presenti nella caserma. Tra queste quella di Massimiliano A., 36
anni, napoletano, disabile al cento per cento. «Gli agenti mi hanno preso
in giro - aveva raccontato al processo - per la mia bassa statura,
insultandomi con "Nano buono per il circo", "Nano di merda", "Nano
pedofilò»». Il pm ha anche ricordato che Massimiliano per un'ora non
riuscì a farsi accompagnare in bagno, per cui si fece addosso i suoi
bisogni e rimase sporco a lungo perché gli impedirono di pulirsi.
Un altro episodio ricordato oggi riguarda Katia L., minacciata dagli
agenti di farle fare la stessa fine di Sole (Maria Soledad Rosas),
l'anarchica argentina che si suicidò in carcere dopo la morte del
compagno, entrambi arrestati nell'ambito dell'inchiesta sugli attentati
contro la Tav in Valle Susa. La ragazza si sentì male e vomitando sangue
venne portata in infermeria dove un medico le somministrò dell'ossigeno.
Al rifiuto della ragazza di sottoporsi a una iniezione il medico la
liquidò: «Vai pure a morire in cella».
I pm hanno poi concluso la seconda parte della requisitoria elencando i
vari elementi probatori raccolti, sostenendo l'attendibilità di tutte le
dichiarazioni delle parti lese sottoposte a varie tipologie di riscontri.
La requisitoria proseguirà martedì.
«Il G8 di Genova è stata una ventata di follia da una parte e dall'altra.
Tutti hanno perso il controllo», ha detto il procuratore aggiunto Mario
Morisani, all'inizio della requisitoria dei pubblici ministeri Vittorio
Ranieri Mignati e Patrizia Petruzziello per i fatti avvenuti nella caserma
di Bolzaneto. «Con questo processo - ha aggiunto Morisani - vogliamo
affermare il ritorno della legalità con il rispetto dei ruoli tra accusa e
difesa». «Affrontare un processo di queste dimensioni è stata una sfida -
ha sottolineato il procuratore aggiunto - in quanto il codice penale è
costituito per processi di dimensioni più contenute». Poi Morisani ha
concluso: «Questo processo è la dimostrazione di come in Italia si possa
ancora amministrare le giustizia. Credo che il risultato sia stato ottimo,
una grande pagina del sistema giudiziario italiano».
«La ricostruzione di quanto accadde a Bolzaneto fa rabbrividire: una
pagina di ordinaria follia, una Guantanamo in piena regola, in un Paese
che sospese letteralmente la democrazia in quei giorni di luglio 2001», ha
detto Vittorio Agnoletto, eurodeputato, portavoce del Genoa Social Forum
ai tempi del G8. «Lo scandalo è che quelle torture - ha aggiunto Agnoletto
- non sono mai state oggetto di inchieste interne alle forze dell'ordine:
com'è possibile che non siano stati presi provvedimenti contro agenti che
hanno minacciato, insultato, picchiato dei cittadini inermi?». «Il
movimento chiede da anni verità e giustizia, chiede di sapere chi furono i
mandanti di quella carneficina».