23.06.11
il sole 24 ore Questo Diaz s'ha da fare
"Non ho incontrato Manganelli e la polizia non ci ha dato né armi né auto", rivela Procacci. Che produce il film di Vicari sul G8: sabato sul set
"14 novembre 2008: all'indomani della sentenza di primo grado sui fatti del G8, chiamai Daniele Vicari , e ci scambiammo opinioni e pensieri, con un minimo comune denominatore: quella storia non doveva finire così". Parola di Domenico Procacci, che alla presentazione del libro di Alessandro Mantovani, Diaz Processo alla polizia (Fandango), torna anche su Diaz , il nuovo film di Daniele Vicari che sabato batte il primo ciak, con Elio Germano, Claudio Santamaria , la tedesca Jennifer Ulrich , la romena Monica Birladeanu , Pippo Delbono , Rolando Ravello , Alessandro Roja , Paolo Calabresi e il francese Ralph Amoussoue nel cast e la produzione Fandango con i romeni di Mandragora e i francesi di Le Pacte. Sottotitolo: Don't clean up this blood, perché, spiega il produttore, "all'estero serve: Diaz non dice molto, quasi nessuno se lo ricorda, addirittura sono in pochi a ricordare che c'è stato un morto". Ma Procacci torna anche sulle polemiche innescate dall'intervista rilasciata a Variety durante il festival di Cannes: "Avevo detto che il film non sarebbe stato fatto pregiudizialmente contro la polizia, e nemmeno di nascosto. Ho chiesto un incontro con Antonio Manganelli, il capo della Polizia, gli ho lasciato copia della sceneggiatura: Diaz non sarà un processo alla polizia, ma racconterà quei fatti e quelli di Bolzaneto attraverso gli atti del processo, dove in appello è arrivata la condanna per la polizia". L'incontro con Manganelli, rivela poi, non c'è stato, non solo: "La polizia non ci ha dato né armi né auto, come, viceversa, avviene abitualmente". Di certo, "per i film difficili in Italia si cerca di accontentare tutti: vittime, polizia, istituzioni. Ma spetta a regista, sceneggiatori e produttori decidere il metodo: noi abbiamo parlato con tutti, black bloc, magistrati, carabinieri o letto, come nel caso di Agnoletto, quanto avessero scritto in merito". L'ultima parola a Riccardo Noury di Amnesty International, (l'organizzazione aveva definito i fatti della Diaz "la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale), che a fronte della non pregiudizialità di Diaz nei confronti della polizia dichiarata da Procacci ribatte: "Spero che il film non si contro gli interessi e la sensibilità delle persone della Diaz". E si propone quale mediatore tra Fandango e il Comitato verità e giustizia: "Trovo insopportabile che non vadano d'accordo". Ma merita di essere citata anche la quarta di copertina del documentato saggio di Mantovani, da oggi in libreria: "- Pronto, polizia? Qui in via Cesare Battisti stanno attaccando i ragazzi! - Sì, lo sappiamo, grazie".