28.01.05
Il Manifesto: Bolzaneto alla sbarra
il manifesto
Bolzaneto alla sbarra
In aula i torturatori della caserma del G8. Ma incombe la prescrizione
«Manca la tortura» In Italia il reato di tortura non esiste. Una legge, che
recepiva la convenzione è impantanata in commissione giustizia. Amnesty e
Antigone: «Lentezza inaccettabile»
GENOVA
Era l'ultima tappa dell'incubo genovese, quella in cui nei giorni del G8
sono stati portati i rastrellati della Diaz e centinaia di manifestanti
fermati alla fine di scontri e cariche, la caserma di Bolzaneto al centro
del processo che si è aperto ieri mattina davanti al gup Maurizio De
Matteis. Nei giorni successivi i trecento manifestanti che sono passati da
lì raccontarono di dita divaricate fino a strappare le mani, di medici che
li insultavano invece di curarli, di pearcing staccati di netto dalle
orecchie, di cellulari con «faccetta nera» di secondini che cantavano «uno
due tre viva Pinochet». Tra i 44 responsabili delle torture non c'erano i
pezzi grossi del Viminale come alla Diaz, ma medici e agenti penitenziari
tutti ancora in servizio, oltre all'allora vice capo della Digos genovese
Alessandro Perugini (il più alto in grado e responsabile dell'intera
caserma) e a Oronzo Doria, allora colonnello della polizia penitenziaria,
tutti disposti a menare le mani o a tacere sulle azioni altrui, salvo due
infermieri, Marco Poggi e Ivano Pratissoli che subito dopo decisero di
raccontare tutto dando una spinta decisiva all'inchiesta.
La storia è nota, le testimonianze sono centinaia - ieri le parti civili
erano circa 200 - eppure il processo rischia di concludersi con un nulla di
fatto. Anche se la Salvapreviti (la legge che ridurrà i tempi di
prescrizione per molti reati) non facesse il rapido corso cui sembra
destinata, la maggior parte dei reati contestata ad agenti e medici rischia
di prescriversi in tempi brevi. Esclusi agenti e ispettori accusati di
falso per aver scritto e firmato verbali in cui violenze e abusi erano
automaticamente omessi - il reato si prescriverà il 22 gennaio 2016 - per
tutti gli altri, responsabili a vario titolo di violenza, lesioni, abuso di
autorità contro detenuti o arrestati, falso, abuso di ufficio per
violazione della convenzione Onu sui diritti umani (la complicata formula
per parlare di tortura, visto che il reato in Italia non esiste) l'impunità
è già oggi quasi garantita, visto che la prescrizione arriverà a gennaio
del 2008. Con la Salvapreviti persino i verbali falsi saranno «prescritti»
in tempi rapidi (gennaio 2009). Come se non bastasse il tribunale di Genova
è intasato e i giudici in servizio sono la metà di quelli che servirebbero.
Una situazione disastrosa denunciata sia dagli avvocati delle parti civili
che dall'associazione «Verità e giustizia». I primi nei prossimi giorni
chiederanno un incontro con il presidente del tribunale per sollecitarlo ad
intervenire.
La prima udienza preliminare di ieri mattina è servita solo per la
costituzione delle parti civili. Nel lungo elenco, però, mancano i
ministeri degli Interni, della Difesa e della Giustizia che sono stati
citati come responsabili civili e dovranno quindi pagare milioni di
risarcimenti ai manifestanti. «Un fatto gravissimo - dice l'avvocato Sandro
Gamberini - quello di non voler prendere parte contro medici e militari e
ben diverso da ciò che gli americani hanno fatto con i torturatori di Abu
Grahib». Anche al processo Diaz la scelta è stata questa, anche se in
entrambi i casi il governo ha ancora il tempo di prendere una posizione più
limpida.
In aula si sono presentati solo cinque imputati. Mancavano Alessandro
Perugini, Oronzo Doria, e non c'era neppure il dottor Giacomo Toccafondi,
il medico che girava in tuta mimetica per la caserma puntando il
manganello, insultando e menando le mani.
Il processo parte, ma nessuno degli imputati sarà accusato di tortura
perché il reato oggi in Italia non esiste, come hanno spiegato proprio ieri
Amnesty international e Antigone. Il testo di legge è rimasto impantanato
un anno fa nella commissione giustizia della camera dopo che la Lega era
riuscita a far inserire un comma che di fatto annullava l'intero testo. Ora
una bozza «condivisa» da maggioranza e opposizione ci sarebbe, un «buon
testo» anche secondo Patrizio Gonnella di Antigone visto che ricalca
piuttosto fedelmente la convenzione Onu del `87. Eppure la nuova versione
non è ancora stata messa in calendario, «una lentezza incomprensibile e
inaccettabile» dicono entrambe le organizzazioni. Secondo il presidente
della commissione Gaetano Pecorella, di Forza Italia ma che in effetti si
era battuto in prima persona per arrivare a questo testo, nelle prossime
settimane la legge sarà discussa e approvata: «A quel punto bisognerà
vedere cosa farà il Senato».