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12.03.08

il giornale Genova destinata a finire come NapoliÂ

«Genova destinata a finire come Napoli»
di Franco Crosiglia

Un quadro a tinte fosche, anzi angosciose, fatto di spazzatura, immondizia
o, come la chiamano a Napoli, monnezza. Dappertutto. Palazzo Ducale,
Acquario, via Garibaldi. Senza pensare alla periferia. La Superba come la
capitale Partenopea. Sacchetti ovunque, livelli di diossina nell'aria da
fare paura. Un incubo? Un brutto sogno? Macché!
«Il giorno in cui dovesse chiudere la discarica di Scarpino, Genova si
ritroverebbe in poco tempo con strade e piazze invase da rumenta». Una
prospettiva avanzata da Martino Bolla, ingegnere di Ansaldo (in pensione)
che ha collaborato alla realizzazione del termovalorizzatore di Brescia,
l'impianto premiato nel 2006 come migliore al mondo. Una prospettiva
avanzata a pochi giorni dal rinvio a giudizio, per presunte irregolaritÃ
nella gestione dei rifiuti a Napoli, del presidente della regione campana,
Antonio Bassolino. Bolla prende le difese del governatore: «Il suo è stato
un errore tecnico. La sanzione migliore sarebbe licenziare i suoi
consulenti». Scelte sbagliate, quindi. Come, Bolla lo dice chiaramente,
scelte sbagliate se ne stanno facendo a Genova. A partire dalla raccolta
differenziata e dalla decisione presa dall'assessore al ciclo dei rifiuti,
Carlo Senesi, di accantonare la costruzione di un termovalorizzatore. «La
raccolta differenziata va fatta», rassicura Bolla che però chiede «che
senso ha farla senza decidere prima come usare i rifiuti raccolti».
L’esempio torna a Napoli e alle famose ecoballe, finite sulle tv di tutto
il mondo. Ciascuna ecoballa contiene rifiuti selezionati, pesa una
tonnellata e mezza e produce energia equivalente a 500 litri di petrolio.
A Napoli hanno prodotto sei milioni di tonnellate di ecoballe. E alla
fine, non sapendo come utilizzarle, le manderanno in Germania o in
Svizzera. «Altri soldi e altra energia sprecata», interviene questa volta
Roberto Zaniboni, uno degli ingegneri responsabili del termovalorizzatore
di Brescia, che mette l'accento sul bilancio energetico. La logica si basa
su due presupposti: per produrre energia si utilizza petrolio o carbone e
quindi si inquina; i rifiuti producono energia. Da lì il calcolo tra
energia consumata per trattare i rifiuti ed energia prodotta dagli stessi
(risparmiando quindi carbone o petrolio). Un bilancio totalmente negativo
nel caso di Napoli. E Genova? Accantonato il termovalorizzatore la Giunta
punta ora sul gassificatore che dalla combustione dei rifiuti (sviluppata
con poca aria e a basse temperature) sviluppi gas combustibile. Una scelta
azzardata; anzi, poco più di un'ipotesi secondo Zaniboni visto che «i
gassificatori al mondo sono solo dei prototipi di piccole dimensioni che
lavorano solo su certi tipi di rifiuti». Come dichiarato dall'assessore,
Scarpino potrà ricevere i rifiuti per altri 9 anni. Un tempo destinato a
ridursi (spiega lo stesso Senesi) perché il materiale inviato in discarica
è in continuo aumento.
«Dopo anni che si parla di rifiuti a Genova l'amministrazione ha deciso di
prendere altro tempo prima di decidere. Peccato però che di tempo non ce
ne sia. Evidentemente - conclude Bolla - la storia di Napoli non ha
insegnato niente».

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