22.02.04
Giornali vari: crisi in Comune di Genova
dal Mercantile
II sindaco Giuseppe Pericu resiste, anche alle tentazioni di dimettersi e di lasciare palazzo Torsi sbattendo la porta, la Margherita va oltre e chiede addirittura il conto a Rifondazione Comunista. Walter Seggi, assessore "rifondista" che ha dovuto autosospendersi dalla giunta dopo la presa di posizione della sua direzione nazionale spiega il disaccordo con i suoi leader, i diessini si dividono in "falchi" e "colombe" ,tra chi pur non pretendendo una retromarcia del Sindaco con sospensione della delibera chiede una discussione politica che vada al di là delle argomentazioni tecniche dietro a cui si è trincerato proprio il primo cittadino e chi invece appoggia incondizionatamente la decisione di Pericu.
Al centro della querellé che rischia di disintegrare gli equilibri della maggioranza la decisione da parte della giunta di costituirsi parte civile nel processo contro 26 noglobal accusati delle devastazione dei saccheggi durante le manifestazioni contro i G8 che si tennero nella nostra città tre anni fa.
Dopo aver visto la maggioranza che lo sostiene sempre più sull'orlo di una crisi di nervi il primo cittadino ieri ha rilasciato tramite il suo ufficio stampa una laconica dichiarazione in cui fra l'altro non fa altro che confermare la posizione assunta nel corso degli ultimi confronti: "La giunta si riunirà nei prossimi giorni- si spiega nel comunicato - per ragionare su tutta la questione ed elaborare un documento politico".
E Pericu non ha voluto andare oltre anche se a palmo Torsi continuano a circolare dl imminenti dimissioni da sua. Naturalmente la prese posizione dei sei consiglieri diessini aderenti al correntone altro non ha fatto se non aumentare il tono della polemica irritando ulteriormente il primo cittadino, gia' provato sul piano politico per l'atteggiamento di Rifondanzione Comunista. E proprio a scongiurare l'ipotesi di dimissioni anticipate pare essere inprontato il documento del "correntone" che porta le firme del vicepresidente della Regione Mino Ronzitti e quello di Andrea Stassano, entrambi coordinatori del mozione Berlinguer per la Liguria e per Genova.
Non a caso il comunicato si chiude con il rinnovo della fiducia a Pericu: "Per noi la fiducia al sindaco - si dice - non è e non sarà in questione. Ma questa fiducia - prosegue - non può portarci ad autocensurarci nei nostri convincimenti che abbiamo espresso sia nel gruppo consiliare che in segreteria provinciale, al contrario di quanto è stato riferito dal segretario provinciale dei Ds".
Nei documento Ronzittl e Sassano esprimono la necessità di "recuperare lo spazio di un confronto in uno spirito unitario di coalizione senza ultimatum da parte di nessuno". II riferimento alla Margherita non vuole essere velato, tanto che si dice ancora: "Sconcerta la posizione della Margherita e di quanti pongono dei diktat che non portano da nessuna parte" Fino a puntualizzare meglio la posizione politica assunta dai rappresentanti dei correntone in linea con Rifondazione sia contrasto con quanto deciso dal Sindaco. "E' fuori discussione, per quanto ci riguarda, la necessità che la Magistratura accerti pienamente tutte le responsabilità di chi ha violato e devas0tato i più elementari diritti umani, così come per quanto ci riguarda l'azione di risarcimento in sede civile è del tutto condivisa, cosa obbiettivamente diversa dalla costituzione di parte civile nei processo penale".
Intanto Luca. Borzani e Marta Vmcenzi avranno il compito diredigere il documento politico che verrà discusso in giunta, una posizione che andrà a supporto di quella amministrativa: "Si tratta - spiega Borzani di dare la cornice politica che mancava in modo che accompagni il ragionamento amministrativo". E nei primi giorni della prossima settimana è previsto un comitato politico in cui i diessini si confronteranno sulle due posizioni. "Non intendiamo processare nessuno". Avverte il segretario provincialeMario Tullo che mastica amaro per le accuse che gli sono state rivolte da Sassano e Ronzini. Intanto ci sono da segnalare le dichiarazioni del vicepresidente dei verdi Italiani Gianfranco Bettin e del senatore Francesco Martone, eletto in Liguria nella lista dell'Ulivo entrambe sulle posizioni di Rifondazione comunista con la richiesta di ritirare la decisione di costituirsi parte civile.
PAOLO DE TOTERO
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Secolo xix
o global, Ds nella tempesta
IL CASO G8 Cresce la tensione politica. Anche i Verdi si dividono sulla costituzione di parte civile del Comune
Domani resa dei conti fra maggioranza e correntone
La doppia anima dei Ds - la maggioranza fassiniana e il correntone di Berlinguer - è dilaniata in queste ore tra l'urgenza di scongiurare una crisi senza ritorno, con effetti dirompenti sul piano nazionale, e il bisogno di difendere opposte vedute sulla decisione del Comune di costituirsi parte civile contro 26 manifestanti del G8 accusati di devastazione e saccheggio. Ieri, in casa della Quercia, è stata una giornata campale. Tra puntualizzazioni, gridi d'allarme, richiami all'ordine, velate minacce. Mario Tullo, segretario provinciale dei Ds, è diventato suo malgrado il simbolo di una scissione strisciante. Mino Ronzitti, vicepresidente del consiglio regionale ed esponente del correntone, lo ha accusato di aver dato per scontato «una linea unitaria mai decisa né in sede di gruppo consiliare né di segreteria provinciale». Insomma, la richiesta della minoranza diessina di sospendere la delibera sul G8, che ha già fatto scattare la minaccia di Rifondazione di uscire dalla giunta, era sempre stata chiara. Su tutto, a incupire ancora di più il clima politico, la Grande Paura: le dimissioni del sindaco.
«Qualcuno sta facendo il gioco del cerino - dice preoccupato Ronzitti - ma noi non ci stiamo. Il senso dell'appello dei sei consiglieri comunali dell'area Berlinguer (Casagrande, Delpino, Morettini, Lavagetto, Biggio, Molfino ndr) nasce dalla consapevolezza che la situazione possa precipitare irrimediabilmente e irresponsabilmente». «Sconcerta - scrivono in una nota Ronzitti e Andrea Sassano, altro coordinatore ligure della mozione Berlinguer - la posizione della Margherita e di quanti pongono diktat che non portano da nessuna parte». Piena e totale fiducia a Pericu, come pure è«fuori discussione la necessità che la magistratura accerti pienamente tutte le responsabilità di chi ha violato i più elementari diritti umani».
Da parte sua, Tullo dà appuntamento a domani, quando la spaccatura interna sarà all'esame del comitato politico. «Non sarà un processo alla minoranza - sottolinea Tullo, che ieri si è febbrilmente consultato con i parlamentari nazionali - Piuttosto cercheremo un chiarimento politico». Poi apre uno spiraglio: «Se non si enfatizza politicamente questo atto, si potrà adottarlo anche nei processi della Diaz e della caserma di Bolzaneto». Lo spunto sono le parole del segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti che, nell'intervista al Secolo XIX pubblicata sabato, aveva invocato un impegno dell'amministrazione a 360 gradi nei processi del G8. Mario Margini, segretario regionale ds, ribadisce: «I violenti vanno condannati a trecentossessanta gradi». E richiama la minoranza del partito «a fare un passo indietro», stigmatizzando il «pesante attacco a Tullo». «Non vorrei che il malcontento nazionale in seno al centro sinistra - conclude Margini - si riflettesse sul caso genovese». Anche l'assessore Marta Vincenzi, incaricata con il collega Borzani di redigere il documento politico che dovrebbe accompagnare e "sanare" l'atto amministrativo della discordia, teme «i troppi mal di pancia» e si dichiara «sorpresa e molto amareggiata» per l'iniziativa degli ex compagni del correntone. Il sindaco ha ribadito ieri che la mediazione sarà cercata in giunta. Base di partenza, la proposta politica di Borzani e Vincenzi. La chiave? I processi per la Diaz e Bolzaneto. Contro la delibera si schierano anche il senatore dei Verdi Francesco Martone e Gianfranco Bettin, vicepresidente della Federazione del "Sole che ride". Marco Boato e Cristina Morelli, leader del gruppo misto alla Camera e presidente dei verdi liguri, si limitano invece ad auspicare un approccio soft del Comune al processo.
Enzo Galiano
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La lettera dei no global «Una scelta tutta politica contro ventisei capri espiatori»
«La scelta della giunta di costituirsi parte civile determina una rottura insanabile con quella parte di società civile che da più di due anni chiede verità e giustizia sui fatti del luglio 2001». E' un passaggio della lettera aperta firmata da esponenti di associazioni, sindacati, cooperative e centri sociali che si riconoscono nel movimento no global. Tra le firme, c'è pure quella di Haidi Giuliani. Nella lettera si analizza il caso politico innescato dalla delibera con cui il Comune si è costituito parte civile nel processo ai 26 manifestanti del G8. La delibera - si legge nel documento - non era per nulla «un atto tecnico dovuto», prova ne è«che la Provincia non ha agito analogamente». Si tratta invece di «una scelta tutta politica», che punta il dito contro «26 capri espiatori che si sono difesi dall'attacco violento di polizia e carabinieri», un attacco sferrato «fuori dalle regole democratiche e contro cortei autorizzati». Conclusione: se il sindaco non ritira la delibera, «non avrà senso per Rifondazione comunista continuare l'esperienza nel governo della città». Bruno Pastorino, segretario regionale di Rifondazione, sottoscrive: «Quella delibera è sbagliata, ma speriamo ancora nella ricongiunzione tra Comune e movimento».
Replica Franco Maggi, capogruppo ds a Tursi: «Rifondazione, anche attraverso le parole del segretario Bertinotti, continua a sostenere una posizione assurda. Il pensiero del sindaco Pericu sui fatti del G8 è stato esemplare e cristallino. L'atto è puramente tecnico. E mi auguro che Rifondazione non lo prenda a pretesto per un disimpegno alla vigilia di decisioni delicate su bilancio, Amt, inceneritore...».
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da Lavoro repubblica
UN NUOVO documento da presentare presto, probabilmente in una giunta straordinaria che chiarisca come il Comune, ritenendo corretto costituirsi in giudizio per i danni materiali del G8, intende fare altrettanto quando sarà il
momento di processare i responsabili delle violenze alla Dia e a Bolzaneto
"Una richiesta di verità e giustizia a 360 - gradi" lo definisce Mario Tullo,
segretario provinciale diessino. E chiaro che non siamo piu' agli, ammininistrativi, ma a quelli politici; e potrebbe essere questa, che va verso le posizioni piu' dialoganti di Rifondazione Comunista, la strada di una mediazione lungo la quale rimettere insieme i vari pezzi della giunta Perlcu, che mai ha subito scossoni come In questi giorni, al punto da far trapelacela clamorosa minaccia ciel sindaco di dimettersi: in risposta al gioco del logoramento praticato ormai da mesi con i litigi e i dissidi nella maggioranza di centrosinistra. Un logoramento che sembra arrivare anche dall'interno del suo partito, i Ds, con la posizione critica presa da sei consiglieri del Cor
ne:e la minaccia del sindaco, ieri ha trascorso la giornata da "politico", scambiando pareri e E discussioni con assessori, consiglieri, esponenti di tutta la coalizione, resta in piedi, anche se mai espressa apertamente; anzi, l'unico messaggio ufficiale che ieri,nonostante sollecitazioni durate uria giornata intera, Pericu ha lanciato è stato che si sta lavorando per un documento -quello la cui stesura è affiata a Marta Vincenzi e Luca Borzani - che arriverà presto, e su cui si potrà discutere. Ma la minaccia di dimissioni, non solo ipotetica, serve anche per far capire a tutti che 1 giochi dei partiti o ancor peggio quelli interni ai vari schieramenti, non possono mettere in discussione la continuità dell'azione amministrativa.
Così, mentre Rífondazione sta a guardare l'effetto delle proprie visioni, ora sono i Ds a vivere i malesseri peggiori; dopo il documento dei sei consiglieri beriingueriani (Casagrande, Delpino, Morettini, Lavagetto Biggio, Molfino) che chiedono la sospensione della delibera e condannano le "eccessive rigidità", quindi anche quella di Pericu, c'é stata una prima risposta stupita del segretario Tullo ("nessuno mi aveva detto niente") che scatena nuovamente i berlingueriani, con tanto di nota limata dai coordinatori Mino Ronzitti ed Andrea Sassano, in cui si conferma che la fiducia a Persi non è e non sarà mai in questione "ma questo non può portarci ad autocensurarci dei nostri convincimenti che abbiamo espresso sia nei gruppo consiliare che in segreteria provinciale; ai contrario di quanto è stato riferlto dal segretario provinciale". Ronzitti e Sassano si dicono pronti anche a disertare il comitato politico dl lunedì sera riversando tutto l'interesse su una riunione della mozione fissata per stamani nella federazione, di piazza de Marini. Dove invece ieri si sono incontrati Tullo, il segretario regionale Margini, una manciata di parlamentari e dirigenti della maggiorana fassiniana, a discutere l'atteggiamento da prendere verso Rifondazione e le possibili soluzioni della crisi, ma anche le liti interne. "Affronteremo il discorso nel comitato politico; sarà un confronto e non un processo" dice Tullo. Ribatte Ronzitti: "Tullo o non capisce o dice il falso, dovrebbe dimettersi". Mette l'uniforme da pompiere Margini, che conferma pieno appoggio a Tullo e al suo lavoro per trovare convergenze in un momento così delicato per la coalizione ,e ipotizza che le tensioni nascano anche da uno scenario nazionale, dalle posizioni díverse prese sia sul mantenimento del contingente in Iraq sia sulla lista unitaria. "Rispetto alla costituzione di parte civile non si può dire che non sia un atto amministrativo, ma è corretto che se si sceglie un certo approccio aI problema, che questo valga per tutti gli argomenti - dice Margini - Ma noi dobbiamo lavoare tutt insieme,se no come faremo a battere Berlusconi e Biasotti? le posizioni critiche sono un valore, ma dobbiamo trovare una convrgenza di tutta la maggioranza e non solo con Rifondazione" Come dire le obiezioni della Margherita fanno il loro valore, le rideste discussione politica di Pdci, Verdi Italia e Valori anche. Ma non si discuterà sicuramente qusta settimana in consiglio: troppo tardi per inserire l' argomento all'ordine del giorno, conferma il presidente Emanuele Guastavino Martedì 2 marzo, giorno d'inizio del processo ai no global; allora? Ah guarda: proprio quel giorno il Consigiio potrebbe saltare, ci sono appuntamenti nazionali cui molti diessini sono invitati...