27.01.06
Giornali genovesi: testimonianze drammatiche dalla Diaz
mercantile
PROCESSO DIAZ LACRIME IN AULA
Una giovane tedesca scoppia a piangere ricordando il pestaggio di un'amica
Non è riuscita a trattenete le lacrime una giovane tedesca Anna Kutschkau di 26 anni, quando ha ìniziato a parlare e a ricordare il pestaggio subito dalla sua amica Melanie di Berlino, laureanda in Storia sentita anch'ella come teste nel corso del processo per l'irruzione della polizia nella scuola Diaz il 21 luglio del 2001 nei giorni del G8. «Melanie - ha detto scoppiando in lacrime la ragazza - era in una pozza di sangue sembrava morta».
Il presidente del tribunale Gabrio Barone ha sospeso l'udienza per dieci minuti, per darle tempo di riprendersi.
Il processo a carico di 29 poliziotti; tra alti dirigenti e capi squadra, accusati a vario titolo lesioni personali gravi, percosse, falso, calunnia, e irruzione arbitraria dopo le deposizioni di ieri è stato rinviato al primo febbraio.
La giovane Anna Kutschkau, nella sua deposizione, ha anche parlato di un poliziotto che a un certo punto aveva gridato per cinque volte «Basta, basta». L'agente che la giovane berlinese ha descritto «alto, robusto, con i capelli scuri» è stato poi identificato in una fotografia da un'altra teste tedesca. Jeannette Dreyer. Si tratta di Michelangelo Fournier, vice di Vincenzo Cantarini, comandante del Nucleo Sperimentale di Roma, entrambi imputati.
A causa delle manganellate prese a sua volta dai poliziotti, la Kutschkau ha perso due denti incisivi e subito lesioni ad altri cinque.
"A un certo punto - ha ricordato la teste - arrivò del personale sanitario. Finii su una barella e venni portata all'ospedale. Mi fecero sei iniezioni nella gengiva superiore. I denti di sopra erano piegati verso il palato e vennero piegati in avanti Due erano spezzati, uno di essi sradicato. Mi cucirono le labbra ancora dolenti sopra e sotto, mentre la bocca ancora sanguinava».
Oltre alla Kutschau assistita dall'avvocato Riccardo Passeggi, sono stati poi sentiti altri tre giovani tedeschi, tra cui Melanie Jonash. Nel ricordare la notte dell'irruzione della polizia, la Jonash, 33 anni, originaria di Kemptem (Allgau) ha detto: «Ho subito una manganellata alla testa e poi non ho visto più niente. Da allora soffro di amnesia retroattiva».
«Quando sono stata colpita - ha aggiunto - avevo la schiena contro il muro e le mani alzate. Ricordo di essermi svegliata dopo un giorno di semi incoscienza mentre mi trovavo su una ambulanza
la Jonash, rispondendo alle domande dei pm Enrico Zucca e Francesco Carlona Albini, ha ricostruito le prime fasi dell'irruzione della polizia. «Ero al primo piano della scuola, quando dall'alto ho visto entrare tanti poliziotti con i caschi blu, poi ho sentito gente che strillava e visto giovani impauriti. Quindi un grande rumore provocato da uno scoppio di vetri».
Ha poi deposto Ia Dreyer, la quale ha raccontato di aver visto Melanie con ferite profonde alla testa, Anna senza i denti incisivi che perdeva molto sangue dalla bocca e tre agenti che colpivano a manganellate un altro connazionale, Jochen Hermann.
Ulteriormente drammatico è stato infine il racconto di Uirich Reichel, 27 anni, di Berlino. «Aveva paura che i poliziotti ci uccidessero».
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lavoro repubblica
Choc e lacrime in aula la Diaz resta un incubo
ventidue
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MARCO PREVE
Che paese è quello in cui una ragazza disarmata viene pestata a sangue, con un calcio le fanno volare via sette denti, al pronto soccorso i medici la suturano alla bell´e meglio e lasciano che venga deportata in carcere? Che paese è quello in cui un´altra ragazza, disarmata pure lei, perde la memoria per una manganellata, viene ricoverata in ospedale ed è costretta ad urinarsi addosso davanti ad agenti maschi di polizia penitenziaria? E´ Genova, luglio 2001.
A riascoltarli oggi i racconti di Anna, Julie, Melanie, Ulrich, tutti studenti universitari tedeschi fanno ancora venire i brividi. E anche per loro la rievocazione è difficile. Ieri, 22esima udienza del processo contro i 29 poliziotti, tra alti dirigenti e capisquadra, accusati a vario titolo di lesioni personali gravi, percosse, falso, calunnia, e irruzione arbitraria.
Anna mentre ricordava il raid dei picchiatori della celere romana nella scuola Diaz, dove dormivano decine di giovani manifestanti stranieri, è scoppiata a piangere e il presidente del tribunale ha ordinato un´interruzione.
Anna: «Avevamo le mani alzate e la polizia arrivava correndo. Urlavano bastardi. Ho ricevuto un primo colpo al viso e poi un calcio al mento. Mi sono accorta che avevo perso dei denti. Ero in ginocchio ma con la schiena dritta e avevo le mani vicino alla testa, poi sono stata colpita con il manganello... poi ho subito ancora diversi colpi, ma me ne ricordo solo uno esattamente sulla schiena, e un altro calcio sulla mano... in ospedale mi hanno iniettato dei sedativi nelle labbra superiori, subito dopo senza aspettare due dei miei incisivi che erano rivolti verso l´interno, hanno tentato di rimetterli nella loro posizione nella mandibola... e´ stato molto e c´erano almeno 4 persone che mi tenevano ferma.. ho avuto incubi per sei mesi che non mi consentivano di dormire... nel gennaio dopo l´accaduto, ho dovuto fare una terapia di intervento di crisi nel centro per la gente seviziata.
Melanie: «Ricordo che sono in piedi con le mani alzate e i poliziotti arrivano. Poi non ricordo più niente mi è stata diagnosticata una amnesia retroattiva. I ricordi riprendono in ambulanza dove sono svenuta e poi in ospedale dove ero semincosciente per 24 ore. Ricordo le infermiere che mi pulivano davanti ai poliziotti dopo che mi ero urinata addosso in seguito ad una crisi epilettica».
Analoghi i resoconti delle altre parti offese. Tutti con tappe identiche la selvaggia brutalità della polizia alla Diaz, i soprusi e le violenze prolungate in ospedale senza che medici o infermieri intervenissero (anche il giuramento di Ippocrate venne sospeso in quei gironi del 2001) e per qualcuno a Bolzaneto.
Ulrich, trauma cranico, naso e dita rotte dai manganelli: «Una mia amica, Julia, era terrorizzata e gridava "questi ora ci ammazzano". Così, come per difenderci, ci siamo abbracciati».
Molti testi hanno poi ricordato come un funzionario ad un certo momento intervenne urlando "basta basta" di fronte ai pestaggi continuati. Era uno degli imputati, Michelangelo Fournier, vice di Vincenzo Canterini capo dei Nuclei speciali antisommossa. Difficile sapere se il suo fu un grido di vergogna oppure un semplice comando per riportare all´ordine la truppa scatenata.
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secolo xix
Parte civile al processo G8:
colpita in bocca perse 7 denti
GenovaHa pianto e singhiozzato al ricordo della sua amica Melanie svenuta in un lago di sangue: ridotta così dalle manganellate di poliziotti col volto coperto dal casco. La sua crisi di pianto è stata tale che il processo contro le violenze alla Diaz durante il G8 ieri è stato sospeso per 10 minuti. Giulia Kutschkau, 26 anni, di Berlino, laureanda in Storia, non aveva avuto comunque un trattamento migliore. Assistita dall'avvocato Riccardo Passeggi, ha raccontato che si trovava in ginocchio con le mani alzate quando venne colpita con un bastone allla bocca: perse sette denti. Anche Melanie Jonash è stata poi sentita dai giudici: ha raccontato di non ricordare più nulla dell'accaduto e di essersi svegliata in ospedale. da allora soffre ancora di violenti mal di testa.