10.03.06
Giornale: la scuola Diaz era l'infermeria noglobal
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La scuola Diaz? Era lâ??infermeria no global
- di Piero Pizzillo -
Piero Pizzillo
da Genova
Nelle scuole Diaz e Pascoli vi era l'infermeria dove venivano medicati i
no global feriti durante i disordini di piazza, da loro stessi creati.
Ieri si è avuta la conferma ufficiale nell'aula bunker del tribunale dove
si svolge il processo a 29 servitori dello Stato, 29 poliziotti, accusati
a vario titolo di lesioni ai manifestanti, arresto illegale degli stessi,
calunnia, falso e abuso d'ufficio. La riprova della veridicità di quanto
sostenuto anche da medici del servizio pubblico,
si è avuta dalla viva voce di un cittadino di Stoccarda, da un no global
chiamato dall'accusa a testimoniare come parte lesa, in quanto afferma di
essere stato malmenato dalle forze dell'ordine. Beniamin Coelle, 25 anni,
giornalista free lance di un network di Amsterdam ha detto: «Il 21 luglio
2001, prima dell'irruzione della polizia, vidi tutto il giorno arrivare
feriti nelle scuole Diaz e Pascoli». La verità su quanto accaduto quella
notte nei due istituti scolastici che ospitavano i manifestanti e anche il
centro stampa,
comincia a farsi strada.
Il teste, sollecitato da una domanda dell'avvocato Carlo Di Bugno,
difensore di Gianni Luperi, all'epoca vicecapo dell'Ucigos, ha dichiarato:
«Per curare i feriti nei disordini di piazza era stato allestito un centro
medico nella Pascoli». Incalzato dall'avvocato Piero Porciani, che assiste
quattro capisquadra del settimo reparto mobile di Roma, ha detto: «Ricordo
che erano state erette delle barricate da manifestanti a volto scoperto»,
ma non risulta che gli stessi siano mai stati individuati.
Da parte sua l'avvocato Marco Corini, difensore di Gilberto Calderozzi,
all'epoca del G8 vicedirigente dello Sco, ha chiesto al teste se conosceva
i black bloc. «Non so cosa sia - ha risposto - il termine black bloc,
perché viene adoperato solo dalla polizia, non dai dimostranti. Si tratta
di concetti che vengono usati per certi gruppi e per una certa strategia.
In pratica per criminalizzare il diritto alla dimostrazione». A questo
punto e' opportuno ricordare che l'intervento della polizia era stato anche
motivato dalla segnalazione del «gruppo nero» nella Diaz,
e che durante le indagini si era parlato di una ventina di persone con
abito di colore nero o scuro e il viso coperto da passamontagna o anche da
casco, che senza correre si erano allontanate. Cosi' come non e' superfluo
accennare a una delle udienze preliminari quando uno dei difensori riferi'
di una intercettazione telefonica, disposta dalla procura di Cosenza in
cui due no global dicevano di essere preoccupati della presenza di black
bloc all'interno della Diaz.
Naturalmente il tedesco ha raccontato di essere stato pestato a sangue,
d'aver ricevuto colpi di manganello alla mandibola, guance e lombi, d'aver
riportato una doppia frattura al viso e la perdita parziale della vista, e
d'essere rimasto per due settimane in un ospedale genovese e altre quattro
in Germania. Su richiesta dei difensori si e' pero' ricordato che altri
dimostranti erano stati feriti prima del blitz della polizia, cosi'
avvalorando la tesi del medico del 118 Paolo Cremonesi e i referti
rilasciati dal pronto soccorso degli ospedali, in cui si parlava di
«ferite pregresse"