Lo stato delle inchieste (03/07/2003)

PIAZZA ALIMONDA. Il gip Elena Daloiso ha archiviato l’inchiesta contro Mario Placanica per l’uccisione di Carlo Giuliani, accettando la tesi della legittima difesa e sostenendo l’uso legittimo delle armi. Tutti gli approfondimenti e le contro inchieste su www.piazzacarlogiuliani.org

DIAZ. All’inizio di maggio il gip Anna Ivaldi ha archiviato l’inchiesta per resistenza aggravata e lesioni contro i 93 arrestati alla scuola Diaz. E’ un’archiviazione importante per le motivazioni indicate dal giudice, arrivata alla conclusione che l’unica ricostruzione possibile dei fatti è quella venuta dai 93 manifestanti. Il pm Francesco Lalla aveva chiesto l’archiviazione con motivazioni diverse, sostenendo che non era possibile attribuire i fatti di resistenza denunciati dai poliziotti (che quindi Lalla riteneva credibili) a singole persone identificabili. E’ il primo importante riconoscimento, in un atto della magistratura, delle falsità sostenute dalle forze dell’ordine. I 93 della Diaz restano indagati (dai pm Canciani e Canepa) per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio: si prevede che ci sarà un’archiviazione entro al fine dell’estate.
E’ in via di conclusione anche l’inchiesta contro i poliziotti impegnati nel blitz. L’indagine dovrebbe chiudersi alla fine di luglio: si prevede una richiesta di rinvio a giudizio per lesioni a carico di tutti i poliziotti impiegati nel blitz e identificati (più di cento). Per i funzionari e dirigenti che hanno firmato i verbali di arresto e di sequestro degli oggetti ritrovati nella scuola dovrebbe scattare anche l’accusa di falso e calunnia (per il caso delle molotov), oltre che per ‘omesso intervento’ nei confronti dei sottoposti accusati di lesioni. Le richieste di rinvio a giudizio, se l’inchiesta finirà alla fine di luglio, dovrebbero essere formalizzate a settembre.

BOLZANETO. Per i maltrattamenti denunciati dai manifestanti passati nella caserma-carcere, sono indagati tutti gli agenti che in base ai compiti di servizio dovrebbero avere quanto meno assistito agli episodi denunciati. Alcuni agenti sono stati anche riconosciuti personalmente dai denuncianti e identificati. Anche in questo caso si prevede una richiesta di rinvio a giudizio, nel prossimo mese di settembre, per alcune decine di agenti. Le accuse vanno dai trattamenti inumani sui detenuti, alle lesioni all’abuso d’ufficio. Per i graduati c’è anche l’omesso intervento sui sottoposti che abbiano commesso reati.

MANIFESTANTI. Uno dei 23 manifestanti sottoposti a misure cautelari nel dicembre 2002 è ancora in carcere a Messina: la richiesta di ammissione agli arresti domiciliari è stata respinta per un cavillo burocratico. Tutti gli altri restano comunque sottoposti a misure restrittive (obbligo di firma, di dimora etc.). Per loro si prevede una richiesta di rinvio a giudizio a settembre: le accuse più gravi (per alcuni dei 23) sono devastazione e saccheggio, resistenza pluri aggravata, detenzione di molotov.
Alcuni manifestanti accusati di resistenza hanno patteggiato o fatto ricorso al rito abbreviato, riportando pene piuttosto pesanti (18-20 mesi). Il caso più recente è invece quello di un irlandese, arrestato davanti a una caserma dei carabinieri e accusato di resistenza aggravata: è stato assolto perché il fatto non sussiste.
Le denunce collettive contro le forze dell’ordine per le aggressioni ai cortei sono di fatto ferme. I pm che dovrebbero indagare sono gli stessi impegnati per la Diaz e Bolzaneto: finora non hanno avuto tempo di occuparsi di altro.
Sono intanto partite le prime cause civili di risarcimento, presentate da persone aggredite dagli agenti durante le manifestazioni. Molte altre sono in preparazione a cura del Genoa Legal Forum

ESPULSIONI. Molti stranieri fermati nei giorni del G8 hanno avuto provvedimenti di espulsione dall’Italia (compresi i 78 della Diaz). Chi presentò ricorso entro i tempi stabiliti, ha ottenuto la revoca del provvedimento. Ma anche per loro i guai non sono finiti, perché i nomi sono rimasti negli elenchi delle polizie europee nonostante la revoca: specie chi proviene da paesi esterni al Trattato di Schengen viene bloccato alla frontiera finché non mostra il decreto di revoca dell’espulsione (è successo a un polacco reduce dalla Diaz chiamato a testimoniare a Genova).

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