QUALCUNO HA PAURA DEI PROCESSI. PERCHE'?
Conferenza stampa – 27 novembre 2003
Nelle ultime settimane i legali di alcuni indagati nell'inchiesta sul blitz alla scuola Diaz hanno chiesto il trasferimento del procedimento a Torino. Non tocca a noi entrare nel merito giuridico della richiesta, trasmessa al procuratore della Repubblica. Vogliamo però dire alcune cose, come Comitato che rappresenta alcune delle persone offese, che si costituiranno parte civile nel processo, se e quando ci sarà.
1) Non vorremmo che a Genova si ripetesse lo schema già visto per altre inchieste e altri processi: la fuga dal giudice naturale, il sistematico ostruzionismo al procedimento giudiziario, il secondo fine di rinviare il processo sine die. Gli indagati nell'inchiesta sul blitz alla Diaz sono funzionari della polizia di Stato, alcuni di altissimo livello. Da questi servitori dello Stato ci aspetteremmo ben altro atteggiamento processuale: visto che si proclamano innocenti, affrontino il tribunale senza cercare rinvii, ricorsi o altre strade.
2) Vorremmo ricordare che l'inchiesta sul blitz alla Diaz ha fatto emergere un quadro spaventoso di abusi e violenze: decine di persone pestate selvaggiamente, alcune in modo grave e con conseguenze permanenti. Questa è una verità storica rispetto alla quale aspettiamo ancora spiegazioni: nessuno degli alti funzionari presenti alla Diaz quella notte, né il capo della polizia o il ministro degli Interni, si sono finora assunti le proprie responsabilità. Approvano forse quanto accaduto quella notte?
3) Aspettiamo spiegazioni anche sulle falsificazioni compiute. Tralasciamo
pure le sassaiole fantasma e il presunto accoltellamento, che chiariremo
al processo, ma ricordiamo che 93 persone furono arrestate con l'accusa
di detenzioni di armi: le due bottiglie molotov collocate nella scuola dalla
stessa polizia. E' un episodio per il quale tutti, a cominciare dai responsabili
del blitz per finire ai vertici dello Stato, dovrebbero provare vergogna.
Perché la polizia di Stato non ha indagato al suo interno per accertare
i fatti, individuare i responsabili e punirli? Perché tutti si proclamano
innocenti? Perché nessuno si sente responsabile? Chi può credere
che nessuno sappia niente, che nessuno abbia visto niente? E' per non spiegare
queste cose che si tenta di rinviare, di fuggire a Torino?
4) In oltre due anni, nessuno, fra gli uomini dello Stato, ha mai pensato
di chiedere scusa ai 93 arrestati. Si sta tentando di minimizzare e di coprire
una delle pagine più nere nella storia recente della polizia di Stato.
Oggi ci sono 30 indagati che rischiano il rinvio a giudizio. Visto che la
verità storica è stata ricostruita con precisione (il brutale
e ingiustificato pestaggio, la falsificazione delle prove) e visto che nessuno
la smentisce, nemmeno gli indagati, ci chiediamo se non sia opportuno, per
il prestigio della stessa polizia e per rispetto verso le vittime e l'intera
cittadinanza, che gli indagati facciano un passo indietro, specie quelli
con delicate funzioni di comando. Perché non si dimettono? Perché
non affrontano inchiesta e processo senza impegnare i ruoli che ricoprono?
Vorremmo anche sapere perché buona parte di loro nel frattempo sono
stati promossi. Avere partecipato a quel blitz brutale e sanguinoso è
forse un merito professionale?
5) Vorremmo che gli indagati, fuori dalle inchieste e prima del processo, chiarissero in pubblico tutti questi punti. Il cuore del processo Diaz è nei passaggi che abbiamo indicato: è una questione di rispetto per le istituzioni e di responsabilità verso i cittadini. E' una questione di democrazia.
6) Il nostro Comitato, che rappresenta una parte dei cittadini offesi,
è indignato per il silenzio e l'indifferenza delle istituzioni, che
dovrebbero tutelare in primo luogo i cittadini vittime di abusi e violenze.
Siamo indignati per i tentativi di fuga dal giudice naturale.
Hanno paura dei processi, ma questa paura è un lusso che i servitori
dello Stato non possono permettersi.
COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA
Genova, 27 novembre 2003