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29.11.07

Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana

Sono una cittadina italiana di 53 anni e, le scrivo, per chiederle di
intervenire urgentemente in nome ed a salvaguardia della democrazia del
paese che lei rappresenta.

Non lo chiedo per me che, dopo oltre sei anni, ho perso ogni fiducia, lo
chiedo per mia figlia, per i nipoti che spero un giorno di avere. Per tutti
i giovani che vivono in Italia e che vorrebbero continuare a viverci, con la
certezza dei diritti (insieme ai doveri) che ogni cittadino si aspetta in un
paese democratico.

Nel mese di luglio del 2001 mia figlia, allora ventunenne, è stata
massacrata dalla polizia alla Scuola Diaz di Genova, durante il G8,
ricoverata in ospedale per le ferite riportate, sequestrata e “desaparecida”
nella caserma di Genova Bolzaneto per due giorni, nuovamente sottoposta ad
ingiurie e torture. Indagata per anni, sospettata di gravissimi reati,
quali l’associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e
saccheggio, l’appartenenza al gruppo dei black-bloc, fino alla completa
archiviazione per lei e tutti i 93 della Diaz. I giudici di Genova hanno
dimostrato che le prove addotte (le molotov ritrovate nella scuola,
l’accoltellamento di un agente e molte altre) erano false, prodotte dalle
stesse forze di polizia per giustificare la “macelleria messicana” operata
nella scuola.

Da allora mi batto per ottenere verità e giustizia, anche a nome di tutti i
cittadini italiani e stranieri che in quei giorni subirono violenze e
torture da parte delle forze di polizia, nelle piazze, alla Diaz, nelle
caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano. Scrivo a lei, perché intervenga
pubblicamente, in nome del popolo italiano, per chiedere scusa a tutte le
vittime della repressione di quei giorni, nessuno ancora lo ha fatto e sono
passati più di sei anni.

Indirizzo questa lettera direttamente a lei e non al Capo del Governo o al
Governo, perché nulla hanno fatto finora per promuovere la Commissione
d’inchiesta contenuta nel loro programma. Anzi, hanno approvato le
promozioni indecenti di numerosi funzionari imputati o indagati nel processo
Diaz in corso a Genova, ultime quelle dell’ex-capo di polizia Giovanni De
Gennaro (indagato per “induzione alla falsa testimonianza”) a capo gabinetto
del ministero degli interni, e quella di Giovanni Luperi, imputato nel
processo Diaz e promosso a capo del Dipartimento analisi dell’ex-Sisde.

Le chiedo di intervenire perché siano immediatamente sospesi l’ex-capo della
polizia Giovanni De Gennaro; Spartaco Mortola, nel 2001 capo della Digos
genovese e poi assurto al rango di vice questore di Torino; l’ex questore di
Genova, Francesco Colucci. Dalle ultime notizie, infatti, c’è il grave
sospetto che questi funzionari abbiamo interferito pesantemente nelle
indagini e nel processo in corso per i fatti della Scuola Diaz, assicurando
impunità e promozioni per i responsabili. Se l’Italia fosse un paese normale
avremmo avuto in prima serata e sulle prime pagine dei giornali le prese di
posizione, e di distanza da costoro, da parte dell’attuale capo della
polizia Manganelli, del capo del governo Prodi, del ministro degli interni
Amato. Invece abbiamo il silenzio, che mi fa paura, perché sottende
ignoranza o compartecipazione, entrambi inaccettabili.

Scrivo a lei perché siano sospesi tutti i funzionari e gli agenti rinviati a
giudizio nei procedimenti in corso a Genova per i fatti della Diaz e di
Bolzaneto. Se l’Italia fosse un paese normale, i funzionari imputati,
avrebbero fatto essi stessi un passo indietro, invece di occupare posti
strategici per la sicurezza e la legalità nel nostro paese.

Amnesty International, nei suoi interventi in tutto il mondo, sottolinea
ogni volta che di fronte a processi per abusi commessi dalle forze
dell'ordine, e per evitare che violenze sui cittadini si ripetano, è
indispensabile agire con il massimo rigore, allontanando ogni ipotesi di
impunità.

Amnesty International reputa necessari alcuni atti: la condanna politica
delle violenze, condanne penali per i colpevoli degli abusi e sospensione
degli agenti sotto inchiesta. Sono passaggi indispensabili per evitare che
si crei un clima di impunità, o che qualcuno si senta legittimato a tenere
certi comportamenti. Sono misure necessarie a tutelare la qualità della
democrazia. In Italia stiamo andando contro tendenza: gli imputati
“eccellenti”, invece di essere sospesi in attesa della sentenza, sono
addirittura promossi, ricevono premi ed encomi, nel totale disprezzo delle
regole minime di correttezza democratica ed istituzionale.

Queste promozioni, insieme alle intercettazioni pubblicate in questi giorni,
sono la dimostrazione che ai vertici delle forze dell'ordine e del governo
non ci si cura minimamente dei diritti di cittadinanza e della credibilità
etica e democratica delle forze di polizia.

Enrica Bartesaghi - Presidente Comitato verità e giustizia per Genova

Italia, 29 novembre 2007

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