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06.11.02

Lettera al settimanale "Carta"

Da "Carta" n. 41 - 6/11/2002

Cara Carta, l'ex ministro Alfredo Biondi, avvocato difensore di Pietro Troiani - il vice questore che la notte del 21 luglio 2001 prese in consegna nel cortile della scuola Diaz le due bottiglie molotov che dovrebbero far arrossire di vergogna chi dirige la polizia - ha detto il 23 ottobre che "la procura di Genova sta costruendo un meccanismo di comportamento concorsuale che non esiste. E al dibattimento lo smonteremo come un giocattolo da bambini". Io non so quali prodigi l'on. Biondi nasconda sotto la toga, ma la sua arrogante sicurezza un po' mi spaventa.

Noi pensiamo di sapere gia' molte cose sul blitz alla Diaz, ad esempio che fu un pestaggio brutale e ingiustificato e che il ritrovamento delle molotov, unico pretesto per l’arresto di massa di 93 persone (me compreso), fu una messa in scena, come testimoniato da un funzionario di polizia. Biondi forse vuole "smontare come un giocattolo" almeno alcune parti della ricostruzione fatta dai magistrati. Io non so come pensi di farlo, ma di tecniche processuali lui s’intende sicuramente piu' di me. Percio' sono un po’ preoccupato. E poi un giornale ha gia' riferito voci secondo le quali alcuni probabili imputati starebbero gia' pensando di invocare la legge Cirami sul legittimo sospetto contro i pm genovesi. Tutto si bloccherebbe e verrebbe trasferito altrove: i tempi si allungherebbero e la gente comincerebbe a dimenticare gli orrori di Genova. Noi, i 300 ancora coinvolti nelle inchieste, il lusso di dimenticare non ce lo possiamo permettere, e non accettiamo che su quei fatti cali l’oblio. In aula, di fronte agli imputati, ci saremo noi coi nostri avvocati, ma non vogliamo piu' sentirci soli, com’e' stato spesso in questi 15 mesi. E’ il momento di non abbandonarci. E siccome vogliamo affrontare Biondi e i suoi colleghi ad armi pari, abbiamo bisogno di soldi per finanziare il Genoa Legal Forum, che sosterra' la nostra tutela legale. Per questa ragione, cioe' raccogliere fondi e combattere il silenzio che si vorrebbe far calare sulle inchieste, abbiamo fondato un comitato che si chiama "Verita' e giustizia per Genova". Siamo dodici fondatori e abbiamo due presidenti: uno e' Giulietto Chiesa, l’altra Enrica Bartesaghi, madre di Sara, una studentessa finita nel tunnel Diaz-Bolzaneto-Voghera (intesa come carcere). Ci servira' un milione di euro. Sembra un’enormita' ma e' la cifra necessaria per tutelare nel tempo 300 persone, per ordinare perizie, produrre testimonianze, aprire cause civili di risarcimento. A Genova furono calpestati i diritti civili, sospese le garanzie costituzionali, e non abbiamo alcuna garanzia che tutto cio' non si ripeta. Stavolta giustizia puo' essere fatta, anche se al banco degli imputati ci saranno uomini dello Stato. Non vogliamo lasciare nulla all’improvvisazione.

Chiediamo alle 300 persone implicate nelle inchieste di unirsi a noi, agli italiani onesti che hanno a cuore il rispetto dei diritti civili di aderire al comitato tramite il nostro sito. Chiediamo a gruppi, partiti, reti, sindacati, associazioni, social forum di organizzare serate, incontri, concerti di informazione e finanziamento. Chiediamo a tutti di starci vicino.

Lorenzo Guadagnucci

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