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14.12.07

G8, (mezza) ingiustizia è fatta

Pene dimezzate rispetto alle richieste dei pm (102 anni anziché 225),
un'assoluzione, quattro funzionari di polizia segnalati alla procura per
falsa testimonianza: la sentenza di primo grado contro i 25 manifestanti
accusati di devastazione e saccheggio per il G8 di Genova, si presta a molte
letture. Si può dire che è una mezza sconfitta per i pm, ma intanto le
destre esultano per la "sentenza esemplare". Le difese hanno ottenuto
importanti risultati, ma alcune pene sono così pesanti (la più alta è di
undici anni, e quelle superiori ai sei anni sono in tutto nove) da lasciare
sconcertati.

Tentando una sintesi, e in attesa di leggere con attenzione il dispositivo e
le motivazioni, si può dire che il tribunale non ha avuto il coraggio di
smontare fino in fondo l'impianto accusatorio proposto dai pm Anna Canepa e
Andrea Canciani. I giudici si sono fermati a metà, derubricando il reato di
devastazione e saccheggio - che comporta pene pesantissime - per la
maggioranza degli imputati. Ha quindi accettato il cardine della linea
difensiva, e cioè che il corteo delle tute bianche, venerdì 20 luglio 2001,
fu attaccato in modo arbitrario e ingiustificato, causando una reazione a
quel punto comprensibile, tant'è che è caduta l'accusa di resistenza a
pubblico ufficiale per tutti gli imputati coinvolti nei fatti seguiti a
quella carica. I giudici hanno quindi respinto il concorso morale nella
devastazione e saccheggio, utilizzato da Canepa e Canciani per collegare i
fatti avvenuti nelle giornate del 20 e 21 luglio. Ma il tribunale non ha
trovato la forza di andare fino in fondo e dire che il reato di devastazione
e saccheggio non va applicato ai fatti accaduti a Genova il 20 e 21 luglio:
perciò siamo di fronte a una sentenza pesante, con un carico di pene
sproporzionato rispetto agli episodi contestati.

Un'altra cosa possiamo dire: il grande lavoro degli avvocati del Genoa Legal
Forum non è stato vano. Senza la documentazione raccolta e il rigore delle
ricostruzioni presentate in tribunale, difficilmente i giudici avrebbero
trovato la forza di respingere almeno parzialmente le richieste dei pm.
L'impatto del processo contro i 25 manifestanti è stato dunque mitigato, ma
il reato di devastazione e saccheggio, con tutto il suo carico ideologico e
penale, è stato comunque applicato. L'articolo 419, che lo disciplina, è
rimasto quasi nascosto per decenni nel codice penale, dove fu inserito
durante il fascismo, ed è stato ora applicato a una manifestazione di
piazza: nemmeno nei turbolenti anni settanta si era arrivata a tanto.

Questa sentenza non fa giustizia: infliggere sei anni, nove anni, undici
anni a chi avrebbe lanciato una molotov, distrutto una vetrina, partecipato
ad azioni violente contro le cose - azioni sbagliate, da rifiutare,
contrarie allo spirito e alle scelte del Genoa social forum che organizzò le
giornate di luglio - è troppo anche per il senso comune. Appena Canepa e
Canciani esposero le loro richieste, avevamo parlato di "vendetta
preventiva". Il tribunale l'ha dimezzata, ma sempre vendetta resta, perché
la partita giudiziaria e politica che infastidisce il potere è quella che si
gioca negli altri processi seguiti al G8, quelli che vedono imputati oltre
settanta funzionari e dirigenti di polizia.

Ora c'è il viatico per arrivare a qualche condanna anche in quei processi.
Le pene saranno però lievi e coperte da prescrizione, mentre le carriere
degli imputati non corrono alcun rischio: gli imputati di grado più alto
sono già stati promossi e la nomina di Gianni De Gennaro, nel giugno scorso,
a capo di gabinetto del ministero dell'Interno, vale più di qualsiasi
sentenza. L'impunità politica per i responsabili del disastroso (per la
democrazia) G8 del 2001 è già garantita.

Genova, 14 Dicembre 2007

Lorenzo Guadagnucci 3803906573
Enrica Bartesaghi 3347271381

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