01.05.07
Ebbene sì
Ebbene sì.
I processi a Genova continuano e qualcuno si conclude, purtroppo ne parlano
solo i quotidiani genovesi. Il resto dell’Italia, ignora. Tutti i media,
compresi quelli “alternativi” tacciono.
Il processo per il delitto di Cogne fa molta più audience dei processi di
Genova che vedono coinvolte centinaia di persone ferite e torturate, durante
la più grave sospensione dei diritti civili in un paese “democratico” dal
dopoguerra, come denunciato da Amnesty International.
Forse qualcuno pensa ancora che ci sarà una commissione d’inchiesta per i
fatti di Genova, ma chi la vuole davvero? A chi interessa far luce sui
gravissimi fatti di quei giorni? Certamente non al governo Prodi, non alla
maggioranza e tanto meno all’opposizione in Parlamento.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
lavoro repubblica
Prima condanna per le violenze delle forze dell´ordine contro i
manifestanti: "Non furono iniziative isolate"
G8, condannato il Ministero
Missionaria picchiata, risarciti invalidità e danni morali
"Ho solo ottenuto quello che attendevo da 6 anni: giustizia"
MASSIMO CALANDRI
LA PRIMA condanna nei confronti del Ministero dell´Interno per le illecite e
gratuite violenze dei suoi poliziotti è arrivata nei giorni scorsi, e cioè
circa sei anni dopo la vergogna del G8 genovese. Ma le parole con cui il
giudice istruttore Angela Latella ha motivato la sua decisione rinfrescano
la memoria. Ricordando a tutti che quelle cariche sanguinarie, quelle teste
rotte a manganellate, quei lacrimogeni sparati contro le persone inermi, non
erano frutto dell´iniziativa isolata o dell´autonomo eccesso di qualche
agente. Facevano invece parte di un più ampio disegno - così come le
menzogne raccontate più tardi per coprire le nefandezze - , che rappresenta
una delle pagine più buie nella storia della Polizia di Stato.
Il tribunale del capoluogo ligure ha dato ragione a Marina Spaccini,
pediatra cinquantenne di origine triestina, pacifista che per quattro anni
ha lavorato in due ospedali missionari del Kenia. Alle due del pomeriggio
del 20 luglio, era il 2001, venne pestata a sangue in via Assarotti.
Partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput, era tra quelli che
alzava in alto le mani dipinte di bianco urlando: "Non violenza!". Gli
agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia ad
un gruppo di Black Bloc, che c´era una gran confusione e qualcuno tirava
contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra "buoni" e
"cattivi": bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal
giudice. I cattivi c´erano per davvero, ed erano i poliziotti che a
bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte della pediatra triestina.
Dal momento che quegli agenti, come in buona parte degli episodi legati al
vertice, non sono stati identificati, Angela Latella ha deciso di condannare
il Ministero dell´Interno. La cifra che verrà pagata a Marina Spaccini non è
certo clamorosa - cinquemila euro tra invalidità, danni morali ed
esistenziali - , ma il punto è evidentemente un altro.
«Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di
violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia - scrive il
giudice - , non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né di
un´iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di qualche
agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di
polizia volta e riportare l´ordine pubblico gravemente messo in pericolo».
Perché l´intervento della polizia non fu «legittimo», è ormai abbastanza
chiaro. Lo hanno confermato i testimoni e in un certo senso gli stessi
poliziotti e funzionari, con le loro contraddizioni: «Gli aggressori erano
diverse decine; l´ordine era di caricarli, disperderli ed arrestarli», hanno
detto, interrogati. Ma poi risulta che furono arrestati solo due ragazzi
(non feriti), la cui posizione fu in seguito peraltro archiviata.
La pacifista era assistita dagli avvocati Alessandra Ballerini e Marco Vano.
Il giudice ha sottolineato come fotografie e filmati portati in aula «siano
stati illuminanti»: «Si vedono ammanettare persone vestite normalmente; più
poliziotti colpire con i manganelli una persona a terra, inerme. La stessa
Spaccini è una persona di cinquant´anni, di cui giustamente si sottolinea
l´aspetto mite». E poi, le testimonianze come quella di una signora
settantenne che parla di una «manifestazione assolutamente pacifica e
allegra» e di aver quindi visto agenti «bastonare ferocemente persone con le
mani alzate ed inermi come lei». Marina Spaccini ha accolto il giudizio con
un sorriso: «Era semplicemente quello che attendevo da sei anni. Giustizia».