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03.03.04

DIAZ, MANCANO MOLTI NOMI. E I DIRIGENTI VANNO SOSPESI

COMITATO VERITA´ E GIUSTIZIA PER GENOVA
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Comunicato stampa

DIAZ, MANCANO MOLTI NOMI. E I DIRIGENTI VANNO SOSPESI

L´inchiesta sulla Diaz è finita e ora aspettiamo le decisioni del gip. Intanto vorremmo ricordare che fra gli indagati mancano molti nomi. Non figurano nell´elenco gli autori materiali dei pestaggi, sfuggiti alla giustizia perché hanno agito mascherati e sono quindi rimasti anonimi. I loro superiori non hanno fatto nulla per identificarli: una vergogna nella vergogna di quella buia nottata della nostra democrazia.
Mancano anche gli aggressori di Mark Covell, il giornalista inglese massacrato e ridotto in coma in via Battisti, appena prima dell´irruzione. L´aggressione è stata filmata, ma nessuno dei responsabili è stato identificato: anche di questo dobbiamo ringraziare i vertici della nostra polizia.
Manca poi uno dei funzionari che hanno firmato il verbale d´arresto, quello che parla delle due famose molotov (collocate in realtà dalla stessa polizia): la firma è risultata illeggibile e l´omertà ha penosamente trionfato.
Per quella che i pm hanno giudicato una falsa coltellata, sono indagati per falso e calunnia solo l´agente Nucera che l´ha denunciata e il collega che ne confermò la versione: tutti gli altri, all´improvviso, sono stati scagionati. Nucera, se ha mentito, dovrà pagare, ma stentiamo a credere che si sia inventato tutto da solo (a che scopo?) e che abbia raggirato tutto lo stato maggiore della polizia, presente nel cortile della Diaz: sono davvero così ingenui e indifesi quegli altissimi dirigenti? Nucera ci sembra il classico anello debole della catena e siamo pronti ad affiancarlo e sostenerlo quando vorrà raccontare che cosa davvero accadde al suo giubbotto e come fu deciso di `dare la notizia´ della coltellata.
Uno dei trenta indagati è stato scagionato dai pm, perché - a quanto pare - non faceva parte della catena di comando. E´ una scelta di cui prendiamo atto, ma ci risulta che la polizia di Stato abbia sempre rifiutato di far sapere qual era nel dettaglio la catena di comando. Hanno sostenuto, i dirigenti interrogati, che non c´era un comandante dell´operazione, che i compiti non erano ben definiti, che il principio di gerarchia non funzionava. In sostanza dopo due anni e mezzo di indagine sappiamo chi non era nella catena di comando (il dirigente prosciolto), ma non sappiamo come questa catena fosse composta. Non è un gran risultato per chi ha condotto l´inchiesta. Ma soprattutto ci chiediamo: come fanno a non arrossire di vergogna questi altissimi dirigenti e il loro capo?
Ora che l´inchiesta è finita, è venuta l´ora di chiedere ufficialmente al ministro - in caso di rinvio a giudizio - di sospendere dai loro altissimi incarichi i dirigenti oggi indagati. Alcuni di loro, a cominciare dal dottor Gratteri e dal dottor Luperi, sono stati nel frattempo promossi alla guida dell´Antiterrorismo e alla task force europea antiterrorismo. Non è accettabile che in caso di rinvio a giudizio affrontino i processi impegnando i ruoli rilevanti e delicati che occupano nella polizia, per il bene della polizia, per la sua credibilità. Chiediamo ai parlamentari democratici di sostenere questa nostra richiesta.

Genova, 3 marzo 2004

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