12.05.03
AGI
AGI - Genova, 12 mag. - Il procuratore capo di Genova Francesco Lalla, aveva chiesto l'archiviazione per i 93 Noglobal della Diaz, accusati di resistenza aggravata, furto aggravato e porto di oggetti atti ad offendere perché risultava «carente di individuazione soggettiva dei responsabili delle varie ipotesi criminose descritte nella comunicazione iniziale». Ma il gip Anna Ivaldi che ha depositato oggi l'archiviazione, si è spinta oltre fino a riconoscere che quella notte alla Diaz non ci fu nessun atto di resistenza da parte dei giovani sorpresi nella palestra-dormitorio. Una conclusione alla quale è arrivata dopo avere ricostruito l'episodio del blitz del 21 luglio 2001 non senza premettere che l'apertura di una inchiesta sulle finte molotov sequestrate nella scuola con l'ipotesi di reato di falso in relazione ai verbali firmati dai poliziotti, «esclude che da tali verbali possa desumersi alcuna certezza circa l'effettivo svolgimento dei fatti», ricordando anche che i funzionari di polizia sono a loro volta indagati per i fatti della Diaz.(AGI) Cli/Glc/Sic Segue 121530 MAG 03 NNN
(AGI) - Genova, 12 mag. - A fronte dei verbali ci sono le dichiarazioni dei 93 arrestati; secondo il loro racconto, riportato nel documento, la polizia avrebbe prima sfondato con un furgone il cancello del cortile della scuola, quindi senza avvertimenti i poliziotti sarebbero entrati sfondando la porta dietro la quale qualcuno aveva posto dei banchi e delle panche e quindi avrebbe cominciato a picchiare i giovani che aspettavano a mani alzate o sdraiati a terra inseguendo al piano superiore quelli che scappavano per cercare riparo. Un racconto che secondo il magistrato trova riscontro nella concordanza delle dichiarazioni «in particolare di quelle rese in sede di convalida d'arresto, a
proposito sottolineandosi il fatto che i 78 stranieri arrestati vennero condotti in quattro diverse carceri (Pavia, Voghera, Vercelli, Genova Marassi), mentre alcuni di essi vennero interrogati mentre erano ricovertati presso gli ospedali civili di Genova. La circostanza rende del tutto improbabile l'eventualità che gli stessi abbiano potuto concordare tra loro le versioni e attribuisce quindi particolare valore al fatto che i racconti coincidano anche su punti specifici. Inoltre, fa notare il gip Ivaldi, »appena liberati, gli stranieri vennero raggiunti da provvedimenti di espulsione, circostanza che porta a escludere che gli stessi possono avere concordato la versione dei fatti con quelli tra i 15 italiani che vennero successivamente sentiti dal pm«. Altri riscontri il magistrato li trova anche dalle dichiarazioni di molti operatori di polizia: »Circa tali dichiarazioni deve premettersi che esse - scrive il magistrato - pur non consistendo in vere e proprie ammissioni hanno però un particolare valore in quanto chi le ha rese ha nella sostanza smentito la versione dei fatti contenuta nei verbali«. Passando ad esaminare le dichiarazioni dei funzionari di polizia il
magistrato rileva quanto siano discordanti tra di loro. »Tutti attribuendo ad altri di esservi entrati (nella scuola) per primi e ostacolando così l'identificazione degli operatori che dopo lo sfondamento delle porte entravano per primi«. All'operazione parteciparono il reparto mobile di Roma comandato da Vincenzo Canterini, personale delle squadre mobile delle varie questure, e uomini dello Sco, il servizio centrale operativo diretto da Franco Gratteri.(AGI) Cli/Sic/Glc Segue 121531 MAG 03 NNN
(AGI) - Genova, 12 mag. - I soli punti sui quali concordano le dichiarazioni dei funzionari, fa rilevare il magistrato, sono che «all'arrivo del contingente persone non identificate chiusero il
cancello che dava accesso al cortile antistante la Diaz e quindi ripararono nella scuola; il cancello venne sfondato con un furgone mentre le porte dell'edificio venivano chiuse dall'interno: pochi minuti dopo l'accesso degli operatori vi erano tra i giovani che lo occupavano dei feriti, alcuni dei quali in serie condizioni». Discordanti anche le dichiarazioni rese dai funzionari di polizia rispetto a un presunto lancio di oggetti al quale sarebbero stati sottoposti i poliziotti prima di entrare nella
scuola, un lancio che viene descritto in diversi modi da alcuni funzionari e negato da tutti i No global arrestati. «Vi sono in atti fotografie scattate dal Comando provinciale dei carabineri la
mattina del 23 alcune delle quali ritraggono il cortile antistante la Diaz - scrive ancora il magistrato - in tali foto si vedono sulla pavimentazione fogli di carta, sacchetti della spazzatura e accanto a un muro anche tre monitor danneggiati, il che fa ritenere che nel breve tempo decorso dai fatti della notte del 21-22 nessuno sia intervenuto per ripulire il cortile, sul quale però non vi è traccia alcuna degli oggetti contundenti (sassi, bottiglie, pezzi di cemento, tutti oggetti non repertati) che vi sarebbero stati lanciati». Dunque, da una analisi dei referti relativi alle lesioni subite dagli agenti, che riguardano 17 poliziotti, il magistrato scrive che non può affermarsi neppure con un minimo grado di incertezza che coloro che si trovavano nella Diaz e che vennero poi arrestati abbiano lanciato oggetti sulle forze di polizia«. Tornando a quanto accadde dentro alla scuola il magistrato trova ulteriori riscontri alle sue conclusioni sia dai verbali di alcuni funzionari firmatari del verbale di arresto che pur avendo constatato le conseguenze della violenza sugli arrestati »nulla hanno detto
circa tracce di atti di resistenza che questi ultimi avrebbero posto« e nei referti medici dei 62 giovani manifestanti che dovettero ricorre alle cure ospedaliere: »Quasi tutti i referti portano
indicazioni di trauma cranico al quale si aggiungono per molti fratture degli arti superiori proprie di chi tenta di difendersi dai colpi proteggendosi il capo con le braccia. Riguardo all'accusa di furto aggravato (in relazione ad alcuni attrezzi presi da un cantiere vicino alla scuola) il magistrato fa notare che non vi sono «elementi sulla base dei quali si possa attribuire il furto ai attuali 93 indagati o ad alcuni di loro». Infine cade anche l'accusa di porto di oggetti atti ad offendere. «In relazione al
materiale in sequestro rimane dunque come sola ipotesi di reato (essendo gran parte del materiale - thermos, indumenti vari, maschere da sub, cellulari, macchine fotografiche, rullini e floppy disk - del tutto irrilevante) la contravvenzione di cui all'art. 4 della legge 110/1975 (vennero infatti trovati alcuni coltelli di tipo svizzero multiuso), contravvenzione peraltro non legittimante l'arresto in flagranza. (AGI) Cli/Glc 121532 MAG 03 NNN